Nei supermercati manca l’acqua gassata, colpa dei costi della Co2 ma non solo
Gli scaffali dei supermercati sono vuoti ma le ragioni sono complesse e riguardano la produzione di plastica, i trasporti e le fonti in sofferenza
Arrivare nel “reparto acqua” del supermercato e trovare gli scaffali semivuoti. Sta capitando un po’ ovunque e la ragione è più complessa di quel che si racconta e si legge in questi giorni. Una delle cause della scarsità delle bottiglie d’acqua, soprattutto di quelle gassate, nei negozi è l’aumento del prezzo dell’anidride carbonica, ma non è l’unica.
Abbiamo contattato i responsabili di alcuni supermercati e la risposta fornita mostra un quadro davvero più complicato e per certi versi anche più preoccupante. È vero che il costo dell’anidride carbonica è salito, ma è aumentato anche quello della plastica, il che significa che la produzione delle bottiglie sta subendo una leggera flessione. Altro problema riguarda il noleggio dei furgoni che trasportano l’acqua o altre bibite: in questo momento si fatica a trovare mezzi da affittare temporaneamente e la consegna delle bottiglie d’ acqua, il cui consumo è aumentato, è rallentato.
Ultimo, ma forse primo, dei problemi legati alla mancanza d’acqua, riguarda le fonti che sono in sofferenza a causa della siccità.
Insomma, l’allarme lanciato per primo, nelle scorse settimane, Alberto Bertone della società Sant’Anna in realtà racconta di un problema ben più vasto. Bertone aveva spiegato a Repubblica che il prezzo della Co2 è cresciuto di sette volte: una cisterna che prima costava 3mila euro ora ne costa 21mila.
La situazione, per quanto riguarda l’acqua, potrebbe migliorare a settembre, ma potrebbe invece peggiorare per altri prodotti alimentari. In autunno, spiegano gli addetti ai lavori, potrebbero esserci problemi di approvvigionamento di riso e pelati. L’aumento record dei costi di produzione provocato dalla guerra in Ucraina rischia di far calare le semine di riso, mentre per quanto riguarda i pelati, le difficoltà sono legate ai costi dell’acciaio con cui vengono prodotte le confezioni di pomodoro.
La crisi economica forse ci costringerà a cambiare molte delle nostre abitudini, anche quelle alimentari.
TAG ARTICOLO
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.
La community di VareseNews
Loro ne fanno già parte
Ultimi commenti
mike su La neve in montagna continua a sciogliersi. Contro la siccità si aspetta la pioggia
Felice su La festa "techno" nei boschi di Lonate Ceppino causa proteste
Rolo su Pullman in sosta con i motori accesi, la segnalazione e la risposta di Autolinee Varesine
lenny54 su "C'è del dolo nelle modifiche al Superbonus"
Felice su Architetti, geometri, ingegneri e costruttori all'unisono: "Da Super Bonus a Super Malus"
Felice su Dentro la loggia del Battistero di San Giovanni a Varese restituita alla città









E’ incredibile…riusciamo ad emettere in atmosfera quantità pazzesche di CO2 ma non riusciamo più a produrla.
E’ vero esiste una concomitanza di eventi ma forse stanno venendo fuori tutte le storture di un sistema economico e produttivo che non è più sostenibile e che solo oggi manifesta tutte le inefficienze.
Perché trasportare l’acqua centinaia di km quando abbiamo acqua potabile nei nostri acquedotti? Perché riempirsi di plastica quando ogni comune potrebbe dotarsi di casette dell’acqua?
Sulla questione siccità riusciamo ad andare oltre alla speranza nell’intervento divino come fa il nostro governatore Fontana e magari prendiamo esempio da paesi che sebbene desertici la siccità l’hanno saputa sconfiggere ? (vedasi Israele).
Magari investendo meglio i soldi del PNRR che visto così sembra l’ennesima abbuffata edilizia in pieno stile italico, ovverosia con prezzi gonfiati e colate di cemento dalla dubbia utilità disseminata in tutto il paese.