Musica e parole dialogano in una minirassegna del Comune di Varese
Si intitola "Musica e parole: dialoghi d’autore su ambiente, poesia e tradizione" : quattro concerti/incontri a partire dal primo ottobre
Accanto alla stagione musicale comunale quest’anno c’è una novità: una minirassegna di quattro appuntamenti di musica e voci, pensieri e conversazioni, disseminati fra il centro e la periferia di Varese.
Si intitola “Musica e parole: dialoghi d’autore su ambiente, poesia e tradizione” e vede il primo e appuntamento, allo spazio Yak, dedicato alla musica e alla società contadina di Murgia.
Il terzo sarà invece dedicato alla grande poetessa Alda Merini, grazie alle parole dell’attrice Pamela Villoresi e alla musica di Claudio Farinone (Chitarra classica e baritona) e a Raffaele Casarano (Sax soprano e contralto)
Il secondo appuntamento sarà dedicato alle “Stagioni secondo Vivaldi e alle stagioni nell’epoca dei grandi cambiamenti climatici”: una conversazione-concerto tra il direttore d’orchestra Ruben Jais, che guiderà anche l’Ensemble «LaBarocca di Milano» nell’esecuzione dell’opera, e Giacomo Grassi, funzionario scientifico della Commissione Europea presso il Joint Research Centre, Ispra e vincitore del «Bologna Award 2020» per la sostenibilità, che racconterà le differenze ambientali tra le stagioni dell’epoca di Vivaldi e le nostre.
L’ultimo incontro, infine, offrirà un piccolo affresco di musica e natura nell’età barocca sotto la guida esperte dell’oboista Alfredo Bernardini, docente al Mozarteum di Salisburgo.
IL PROGRAMMA
Sabato 1 Ottobre | Spazio YAK | ore 21
Maria Moramarco in:
STORIE E PATORIE
Maria Moramarco | voce
Luigi Bolognese | chitarre
Nico Berardi | zampogna, charango, quena
Francesco Savoretti | percussioni etniche
Il primo concerto sarà ambientato nell’originale Spazio Yak, al centro di piazza Fulvio De Salvo, al numero 6, nel quartiere Bustecche. Protagonista, un quartetto di musicisti provenienti dalla Puglia e più specificatamente dal territorio della Murgia, capitanato dalla ricercatrice e cantante Maria Moramarco, che presenta il suo concerto, dal titolo Storie e Patorie. Si tratta di un progetto musicale nato per raccontare le ancestrali storie del popolo delle pietre, le miserie e le nobiltà dei “cafoni all’inferno”: uomini, bestie ed eroi
della civiltà contadina pugliese. Maria Moramarco è il cuore del progetto: è la ricerca e la voce. Una voce cristallina e potente, figlia naturale degli antichi cantori e cantatrici che hanno tramandato la tradizione orale nelle contrade murgiane e della Puglia, terra meridiana, di confine, con le vicine civiltà mediterranee. Maria Moramarco proviene da una famiglia di “cantori”: è docente di lingue, ricercatrice e interprete. Il suo repertorio contiene una grande quantità di canti della Murgia raccolti attraverso una paziente ricerca iniziata negli anni ’70 e mai terminata e contenuta in una nutrita serie di pubblicazioni di CD e DVD, ultimo dei quali è “Stella Ariente”, un viaggio suggestivo che attinge al repertorio meno noto dell’Alta Murgia Barese attraverso il canto dello spirito: liriche devozionali, canti liturgici, preghiere arcaiche e litanie ancestrali della tradizione salentina. Modalità canore ormai scomparse, tecniche vocali di una cultura mai codificata ma presente. Una ricerca artistica che rimane fedele agli aspetti filologici,
riuscendo comunque a raggiungere livelli di comunicazione col pubblico di grande fascinazione spirituale.
Domenica 2 ottobre | Salone Estense | ore 20:30
Le quattro stagioni fra musica e cambiamenti climatici
Ensemble «LaBarocca di Milano»
LE STAGIONI DI IERI E DI OGGI
Conversazione-concerto a cura di
Ruben Jais | direttore d’orchestra
Giacomo Grassi | funzionario scientifico della Commissione Europea presso il Joint Research Centre, Ispra – vincitore del «Bologna Award 2020» per la sostenibilità, autore di rapporti dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), revisore esperto degli inventari dei gas serra per conto delle Nazioni Unite.
Antonio Vivaldi (1678–1741)
Le Quattro Stagioni – Da «Il cimento dell’armonia e
dell’inventione»
Concerto n. 1 in mi maggiore, “La primavera”, RV 269
Concerto n. 2 in sol minore, “L’estate”, RV 315
Concerto n. 3 in fa maggiore, “L’autunno”, RV 293
Concerto n. 4 in fa minore, “L’inverno”, RV 297
Un affascinante dialogo a due voci fra arte e scienza è il tema del secondo appuntamento. Vivaldi visse e musicò le sue Stagioni all’inizio del Settecento raccontandone le virtù (gli zefiri, il canto degli uccelli, i balli e i canti autunnali favoriti dall’ebbrezza del vino) e i dolori (il freddo pungente dell’inverno, lo stuolo furioso di mosche mosconi durante l’estate, il timore per lo scoppio di un temporale in primavera). Di queste “Stagioni” universalmente note parlerà il Maestro Jais in intreccio con Giacomo Grassi, brillantissimo ricercatore e grande esperto degli inventari dei gas serra, colpevoli dei cambiamenti climatici che ci investono. Se Vivaldi vivesse oggi, le sue Stagioni sarebbero molto diverse da quelle che conosciamo.
Sabato 8 Ottobre | Castello di Masnago | Ore 16:30
Pamela Villoresi in:
ALDA MERINI
voce poetica irregolare e intensa
Pamela Villoresi | attrice
Claudio Farinone | Chitarra classica e baritona
Raffaele Casarano | Sax soprano e contralto
Regia di Claudio Laìso
Il terzo appuntamento sarà ambientato nel cortile del Castello di Masnago, ideale luogo d’arte che sa restituire la prossimità necessaria ad una performance di recitazione e musica, dove una delle maggiori attrici italiane contemporanee, indaga nella figura dolorosa e l’opera vastissima di Alda Merini, tra le poche voci poetiche del secondo Novecento ad ottenere rapidamente la notorietà mediatica e sviscerando due
fondamentali aspetti della sua esistenza. Innanzitutto, come suggeriva Maria Corti, che della Merini è stata a lungo nume tutelare e provvidenziale argine insieme a Vanni Scheiwiller e a Giorgio Manganelli, è necessario non confondere il lavoro poetico con la malattia mentale, né trasformare quest’ultima in una condizione eroica e di per sé «poetica». Risulta indispensabile capire in che modo l’autrice sia riuscita, partendo da una condizione esistenziale terribile, a trasformare il dato di realtà in risultato espressivo. Fondamentale è osservare la sovrapposizione, caparbiamente perseguita da Alda Merini sin dalle prove giovanili ma risultata davvero essenziale soprattutto dopo la lunga esperienza di internamento, tra vicenda biografica e linguaggio mitico e religioso, da cui trarrà origine la metamorfosi del «manicomio» in «terra santa». In secondo luogo, si tratta di estrarre dalla produzione fluviale che ha caratterizzato l’ultima,
incontrollata fase della vita di Alda Merini, i titoli davvero importanti e meritevoli, che ruotano attorno alla grande raccolta poetica La Terra santa e alle prose raccolte nel Diario di una diversa, la parte migliore e lancinante di un’opera che rischia altrimenti di rimanere vittima dell’eccesso. Gli inguini sono la forza dell’anima, tacita, oscura, un germoglio di foglie da cui esce il seme del vivere. Alda Merini ispira i musicisti Claudio Farinone e Raffaele Casarano a un approfondito sguardo verso il mondo femminile, considerando musiche originali e composte da diversi personaggi iconici del Novecento e individuano i loro punti in comune per affinità e sensibilità con la poetica dell’artista milanese. Le particolari ambientazioni timbriche che il duo è in grado di creare, attraverso i fascinosi mondi sonori che sono in grado di evocare dialogano con grande efficacia con il mondo poetico della protagonista e con la recitazione.
Domenica 9 ottobre, ore 11:00 | Teatro Santuccio | ore 11:00
via Sacco, 10 – Varese
Amorosi intrecci fra musica e natura nel ‘700
Conversazione-concerto a cura di Alfredo Bernardini
Ensemble Zefiro
Carlotta Colombo | soprano
Alfredo Bernardini | oboe
Alberto Grazzi | fagotto
Arianna Radaelli | clavicembalo
Francesco Mancini (1672-1737)
cantata “Quanto dolce è quell’ardore”, per soprano, oboe e
basso continuo
Carl Philipp Emanuel Bach (1714-1788) Pastorale in la
minore per oboe, fagotto e bc
Agostino Steffani (1654-1728)
cantata “Spezza Amor l’arco e li strali” per soprano, piffero,
fagotto e basso continuo
Domenico Scarlatti (1685-1757) Essercizio K.30 in sol minore
“Fuga del gatto” per cembalo solo
Georg Friedrich Händel (1685-1759) cantata “Mi palpita il
cor” per soprano, oboe e b.c.
L’ultimo appuntamento della minirassegna indaga gli “amorosi intrecci” fra musica e natura in quel periodo magico nella storia dell’arte dei suoni che fu il barocco. “Amorosi intrecci” è un’espressione che rende bene il tema oggetto del nostro concerto. Non le città pur bellissime, ma la natura faceva da sfondo alle umane vicissitudini, talvolta perfino invadendola, come il gatto di Scarlatti che camminando sulla tastiera del cembalo gli ispirò una fuga. La sua forza e fascino arcani s’incontrano e s’intrecciano con
le umani passioni. E se la natura potesse parlare direbbe all’ingrata amante quante lacrime, quanti sospiri furono sparsi per lei. Protagonista del concerto sarà l’ensemble «Zefiro» dell’oboista Alfredo Bernardini, interpreti qualche anno fa di una meravigliosa integrale dei Brandeburghesi di Bach nell’ambito della Stagione Musicale, punta di diamante della musica barocca a livello mondiale, e il soprano Carlotta Colombo, finalista soltanto poche settimane fa al Concorso «Cesti» di Innsbruck.
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