Il Parco Spina Verde esemplare nella gestione dei cinghiali. E caccia e controllo non sono sinonimi
Le aree protette possono giocare un ruolo chiave nella gestione del sovrappopolamento dei cinghiali, grazie a piani di controllo pluriennali che si stanno rivelando efficaci
Foto copertina Pino Farè
Nell’affrontare il problema “cinghiali” le aree protette possono giocare un ruolo chiave per ridurne le criticità. Sinergia, coordinamento tra le figure coinvolte, aggiornamento continuo ed interventi tecnici basati sulle conoscenze scientifiche più recenti, fanno del Parco Naturale Spina Verde tra gli esempi gestionali da imitare.
Dal 2016 infatti il Parco Regionale Spina Verde, situato nella fascia collinare a nord-ovest di Como e per buona parte confinante con la Svizzera, ha avviato un programma per il controllo della popolazione del cinghiale (Sus scrofa), una specie che ha causato ingenti danni agli habitat naturali presenti nel Parco, nell’area caratterizzata da una più elevata naturalità. A tale scopo l’area protetta ha predisposto un Piano Pluriennale per il Controllo del Cinghiale che prevede la riduzione della presenza della specie tramite abbattimenti. Non solo l’esperienza pluriennale ma alcune precise scelte gestionali hanno permesso la buona riuscita del progetto nel Parco Spina Verde. Prima di analizzare il percorso che è stato seguito è però necessaria una precisazione.
Caccia e controllo non sono sinonimi!
L’attività venatoria, o caccia, e l’attività di controllo o gestione, termini spesso confusi, sono in realtà due pratiche che si differenziano per leggi di riferimento, scopi, modalità, luoghi, tempistiche e soggetti coinvolti.
La caccia, che ha come riferimento la Legge n° 157 del 1992, è una concessione dello Stato ai cittadini che permette lo sfruttamento sostenibile della risorsa faunistica. L’attività venatoria, per poter essere praticata, richiede un’abilitazione e tecniche specifiche (art. 13 della legge sopra citata), è permessa solo in alcuni periodi e orari, nelle aree di minor pregio ambientale (ossia non nelle aree a parco naturale o nei parchi nazionali) e riguarda un preciso elenco di specie di uccelli e mammiferi.
Il controllo è invece uno strumento utilizzato per specifici obiettivi gestionali, tra cui la riduzione delle popolazioni per ripristinare equilibri ecologici nelle aree a maggior tutela, e quindi a maggior naturalità. Ai sensi della Legge n° 394 del 1991, art.22, comma 6, “Nei Parchi Naturali Regionali e nelle Riserve Naturali Regionali l’attività venatoria è vietata, salvo eventuali prelievi faunistici ed abbattimenti selettivi necessari per ricomporre squilibri ecologici”. L’attività di controllo può essere svolta tutto l’anno e senza vincoli di orari, tramite prelievi e abbattimenti selettivi effettuati unicamente da personale autorizzato dall’Ente Parco.
Quindi mentre l’attività venatoria non può avere l’effetto di ridurre le popolazioni sui territori e i prelievi devono essere sostenibili, il controllo ha come principale scopo proprio il contenimento numerico delle specie e quindi una diminuzione delle consistenze.
Formazione, pianificazione e coordinamento
Come prima cosa, il Parco Spina Verde ha individuato e incaricato un coordinatore scientifico con competenze adeguate, che è responsabile del Piano di Controllo, dagli aspetti formativi a quelli di pratici e di coordinamento. La squadra di controllo, ovvero gli operatori abilitati al prelievo, dopo una prima selezione, è stata formata per le azioni di prelievo nell’area protetta. Tra questi, è stato scelto un coordinatore di squadra con il compito di garantire un’efficace interazione tra i soggetti coinvolti.
Dall’avvio del piano, il monitoraggio del cinghiale nel Parco Naturale prosegue in modo continuativo. La misurazione degli effetti del Piano di Controllo è fondamentale per una valutazione critica del lavoro svolto. L’utilizzo della tecnica del foto-trappolaggio, la raccolta di segnalazioni, segni di presenza e i sopralluoghi periodici consentono di aggiornare frequentemente la selezione delle modalità e delle aree più adatte ad agire.
Il coinvolgimento e la collaborazione hanno riguardato anche i proprietari di aree all’interno del Parco, che quasi sempre hanno acconsentito all’installazione di strumenti di cattura. Una perfetta e funzionale filiera organizzativa.
La suddivisione del territorio
Per ottimizzare gli interventi, il Parco Spina Verde ha diviso la superficie del Parco Naturale in macro-aree omogenee ovvero zone con caratteristiche geomorfologiche ed ambientali simili. Per ogni macro-area vengono selezionate diverse strategie d’intervento e, grazie a questa ripartizione, risulta più semplice la pianificazione, il controllo stesso ma anche il confronto per valutare i risultati.
La figura chiave delle Guardie Ecologiche Volontarie
Il Parco Spina Verde, sin dall’inizio del progetto di controllo del cinghiale, ha deciso di rendere partecipi le proprie Guardie Ecologiche Volontarie (GEV), assegnando loro un preciso ruolo di supporto alle attività di controllo. Le GEV che hanno dato disponibilità si occupano infatti della sistemazione delle altane e del trasporto dei meccanismi cattura, del controllo quotidiano delle gabbie e dei recinti, dell’approvvigionamento di cibo alle poste fisse, del controllo della tipologia e del metodo di abbattimento e del trasporto animale abbattuto.
Questa scelta del Parco si è rivelata vincente, garantendo negli anni, da un lato, un ausilio costante e fondamentale per la buona riuscita del progetto, anche grazie all’ottima conoscenza del territorio dei soggetti coinvolti, e dall’altro, consentendo ai volontari di svolgere uno specifico compito nell’area protetta.
Prelevare sì, ma nel modo giusto
Come anticipato in un articolo precedente, uno dei problemi della gestione del cinghiale riguarda proprio il prelievo degli esemplari per raggiungere gli obiettivi previsti dal piano di controllo. È necessario quindi effettuare gli abbattimenti in funzione della classe di età e del sesso. Ad esempio, il prelievo di una buona percentuale di giovani cinghiali è molto più utile per la riduzione delle popolazioni rispetto all’abbattimento dei maschi adulti. I dati del Parco sono in linea con i range indicativi delle linee guida ISPRA, in cui viene consigliato di abbattere almeno il 60% di giovani e il 40% di adulti. Questi risultati derivano dall’utilizzo di strumenti differenti. I recinti e le gabbie trappola hanno un’ottima efficacia sui cinghiali giovani, mentre il prelievo da altana favorisce l’abbattimento di adulti.
Un piano di controllo del cinghiale funzionale quindi passa soprattutto dalla scelta dei metodi migliori, che possono variare in funzione di diversi fattori, come la geomorfologia del luogo in cui si opera.
La tecnica della girata
Questa forma di caccia collettiva, che prevede al massimo 10 operatori e un unico cane limiere abilitato E.N.C.I., viene utilizzata solo durante l’inverno, in condizioni di riposo vegetativo ed evitando il periodo riproduttivo della fauna. La girata, praticata con una certa frequenza nei paesi d’Oltralpe e dell’Est europeo, ma ancora poco diffusa nel nostro Paese, è risultata efficiente in diversi contesti ambientali dell’Italia centrale e settentrionale. Introdotta, dal 2018 nel Piano di Controllo del Cinghiale del Parco Spina Verde, si è rivelata uno strumento prezioso per il contenimento della specie anche nell’area protetta. La girata, infatti, garantisce una buona selettività e consente di allungare il periodo di attività di gestione a momenti dell’anno in cui altri metodi non sono praticabili, con un disturbo minimo al resto della fauna.
Per ridurre potenziali effetti su altre specie, la girata nel Parco viene comunque effettuata limitatamente nello spazio e nel tempo. A riprova del valore di questo strumento, il “PRIU – Piano Regionale di Interventi Urgenti per la gestione, l’eradicazione e il controllo della PSA nei suini di allevamento e nella specie cinghiale (Sus scrofa) della Regione Lombardia per il triennio 2022/2025” sollecita, ad introdurre o rafforzare la pratica della girata nelle attività di contenimento della specie, soprattutto nelle aree boscate e cespugliate delle fasce collinari e montane.
L’avvio della filiera
Nel Parco Spina Verde i capi abbattuti vengono tempestivamente trasportati presso uno spazio interno all’area protetta adeguatamente attrezzato per le operazioni di eviscerazione previste per una corretta gestione delle carcasse, fase quanto mai fondamentale in questo periodo di emergenza da Peste Suina Africana. Al termine delle operazioni, la carcassa viene portata nella cella frigorifera di stoccaggio temporaneo di proprietà del Parco dove sosta il meno possibile prima del trasporto presso il Centro di Lavorazione Selvaggina (CLS) convenzionato, una struttura attrezzata alla macellazione dei selvatici.
E se mangiassimo i cinghiali abbattuti, facendo di un problema un’opportunità?
Prevenzione dei danni alle coltivazioni
Nel territorio del Parco Naturale del Parco Spina Verde sono presenti, seppur con estensione limitata, alcune aree ad uso agricolo. Per impedire l’ingresso di cinghiali all’interno di queste ultime e quindi per prevenire potenziali danni ai coltivi, sono state installate anche alcune recinzioni anti-cinghiale. Si tratti di reti elettrificate a 2-3 fili o di reti metalliche parzialmente interrate, che insieme ai pali, vengono posizionate lungo i bordi dei coltivi per disincentivare l’ingresso ai cinghiali. Dalla loro installazione nel 2018, non sono stati più riscontrati danni da cinghiale nei terreni al loro interno. Questo intervento, che permette di aumentare anche l’efficienza della gestione convogliando gli animali in altre zone, è anche assolutamente in linea con le indicazioni di ISPRA che prevedono un incremento dei metodi ecologici per ridurre i danni da cinghiale.
Dall’esperienza del Parco comasco emerge che, in un piano di contenimento del cinghiale che funziona, è necessaria una chiara definizione degli obiettivi, così come delle responsabilità e dei ruoli di ciascuna azione in programma. Considerando inoltre la complessità della specie e del progetto nel suo insieme, gli interventi di controllo devono essere ad opera di figure professionali competenti in grado di garantire l’efficacia operativa. Pur trattandosi di gestione della fauna, risulta chiaramente evidente l’importanza delle persone coinvolte che devono agire in sinergia con le diverse figure in gioco, in un’ottica di collaborazione e condivisione.
Il Parco Spina Verde fornisce quindi numerosi, pratici e replicabili spunti che possono essere d’aiuto e di stimolo anche alle altre aree protette coinvolte in attività di controllo della specie.
FONTI:
Gestione del Cinghiale nel Parco Naturale Regionale Spina Verde. Rapporto triennale 2016-2017-2018. Dott. Andrea Pasetti e Dott. Vittorio Terza.
Gestione del Cinghiale nel Parco Naturale Regionale Spina Verde PPCC 2019-2023. Rapporto triennale 2019-2020-2021. Dott. Andrea Pasetti e Dott. Vittorio Terza.
LEGGE 6 dicembre 1991, n. 394. Legge quadro sulle aree protette.
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