Anche Varese si mobilita per Julian Assange
Diversi i momenti in sostegno di Assange: nel pomeriggio un presidio in piazza del Podestà, in serata un'installazione al Nuovo e alla coop Unione Familiare
La giornata del 15 ottobre è dedicata a Julian Assange. E anche Varese si unisce alla mobilitazione promossa a livello nazionale da diverse organizzazioni come Amnesty International e Articolo 21 per chiedere la liberazione del fondatore di WikiLeaks.
Il 51enne giornalista australiano è infatti detenuto nel Regno Unito dal 2019 ed è in attesa di una decisione rispetto alla richiesta di estradizione formulata dal governo degli Stati Uniti. Una decisione che spetta al governo britannico e che si attende da qualche mese. Dovesse essere concessa, sarebbe processato per spionaggio e rischierebbe una condanna fino a 175 anni di carcere.
Il tutto per aver rivelato, grazie ai documenti fornitigli dall’allora analista dell’esercito americano Chelsea Manning, documenti militari che dimostravano l’uccisione di civili inermi durante l’invasione dell’Iraq. Oltre a mail interne al Partito democratico che mettevano in dubbio la regolarità delle primarie che, nel 2016, portarono alla nomination di Hillary Clinton per la candidatura alla Casa Bianca.
Diverse, come detto, le iniziative varesini a sostegno di Assange. Si comincia alle 15 di sabato 15 ottobre in piazza del Podestà, dove si svolgerà un presidio promosso da Un’Altra Storia e Rete Varese senza frontiere. In serata, invece, due i momenti promossi da FilmStudio90. Il primo tra le 20:30 e le 21:15 nel foyer del cinema Nuovo di via dei Mille, il secondo alla cooperativa Unione familiare e TuMiTurbi di via De Cristoforis.
In entrambi i contesti, con del nastro adesivo colorato, verrà tracciato sul pavimento un rettangolo di due metri per tre, pari al perimetro della cella di Assange, con una brandina e due faretti. Un modo per dare l’idea alle persone delle condizioni in cui si trovi a vivere il fondatore di WikiLeaks. Verrà inoltre trasmesso questo video realizzato da Silvia Boccardi per Will Media che racconta la storia dell’uomo che gli Stati Uniti vogliono processare:
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