Andrea Pellicini alla prima del Parlamento: “La mia carriera, la destra e le prossime sfide elettorali in provincia di Varese”
Abbiamo incontrato il neo deputato di Luino lungo il viaggio Milano-Roma a bordo del treno che lo sta portando nel Capitale per la seduta di inizio legislatura
Avrà un valore doppio per Andrea Pellicini l’ingresso alla Camera dei Deputati per la prima seduta parlamentare di giovedì 13 ottobre: «Sarà il coronamento della mia carriera politica e il ritorno di un Pellicini in Parlamento». Sì, perché la passione politica è stata tramandata di padre in figlio: Piero Pellicini è stato senatore di Alleanza Nazionale dal 1996 al 2006, si è spento nel 2012 all’età di 70 anni, «ed è un vero peccato che papà non sia qui a vedere questo momento».
Ci sarà però la moglie Tiziana, che lo accompagna nel viaggio verso Roma, «e tutta la mia famiglia – racconta il neo deputato di Fratelli d’Italia – Siamo molto uniti, soprattutto con i miei fratelli Francesco, che lavora nel mondo dello spettacolo, e Paolo, insegnante di storia e filosofia».
Abbiamo incontrato Pellicini lungo il viaggio Milano-Roma a bordo del treno che lo sta portando nel Capitale per la “prima” alla Camera dei deputati. Ci è stato l’ultima volta lunedì, per l’incontro voluto da Giorgia Meloni con tutti i suoi parlamentari.
Onorevole per chi fa politica Roma è sicuramente un traguardo tra i più importanti. Lei quando ha cominciato a fare politica?
La politica fa parte della mia vita da sempre. A casa mia se ne è sempre parlato, anche a tavola. Mio padre aveva questa grande passione che mi ha trasmesso. È ancora vivo il ricordo di quando era Senatore e di quando sono stato al Senato con lui. Fece due legislature vissute con grandissima passione. Io invece ho iniziato negli anni ’90 nel circolo di AN di Luino. Il primo incarico risale al 2000 tra i banchi del comune, poi nel 2002 sono stato eletto consigliere provinciale e nominato assessore dal presidente Reguzzoni e poi ancora da Dario Galli. Nel 2010 sono stato eletto sindaco della mia città, Luino, e lo sono stato per due mandati. Il traguardo del Parlamento corona 22 anni di impegno politico negli enti locali.
Le è un uomo di destra, che significato ha per lei?
Sì io sono un uomo di destra. Mi ritengo a tutti gli effetti un conservatore: interpreto la destra come partito dei conservatori. Non mi piace quando veniamo descritti come sovranisti. Certo, crediamo nella sovranità del popolo italiano, ma io sono affezionato alla definizione di partito conservatore: conservare i valori dell’amore per la propria patria, per le nostre tradizioni, l’orgoglio del nostro patrimonio storico e culturale. Penso che questa sia l’occasione per dimostrare che in Italia ci possa essere una destra conservatrice che non sia più definita post fascista.
Avete fatto i conti con quella stagione secondo lei? Ricorrenze come quella del XXV aprile saranno vissute con imbarazzo?
Sì, il partito ha fatto i conti con quella stagione. Penso che la gente lo abbia capito. E non penso assolutamente che ci saranno problemi il 25 aprile, quella è una festa nazionale e nessuno vuole metterla in discussione. Io rimango dell’idea che il lavoro migliore da questo punto di vista lo abbia fatto Ciampi quando ad esempio ha rivalutato e riportato l’attenzione a momenti della storia italiana di grandissima sofferenza come l’eccidio di Cefalonia in cui ha visto un immediato risorgere della Patria dopo i fatti dell’8 settembre. Ripartiamo dai momenti che uniscono, il 25 aprile va rispettato.
Come è arrivato a Fratelli d’Italia?
Dopo la fine di Alleanza Nazionale e del Pdl sono rimasto molto spiazzato, come tanti. Nei primi mesi dopo la rottura tra Fini e Berlusconi sono rimasto vicino a Gianfranco Fini ma ho preso le distanze da Futuro e Libertà nel momento in cui Fini è uscito dall’area governativa per formare il cosiddetto “terzo polo” centrista. Da quel momento sono stato indipendente del centrodestra anche come sindaco. Nel gennaio del 2014 mi sono iscritto a Fratelli d’Italia e grazie al risultato ottenuto quando mi sono candidato alle regionali dal 2018 ne sono coordinatore provinciale.
Come ha conosciuto Giorgia Meloni?
La prima volta che ho chiacchierato con Giorgia Meloni è stato prima della mia nomina al coordinamento. L’ho incontrata a Milano con Daniela Santanchè, che è il mio riferimento all’interno delle gerarchie del partito insieme ad Ignazio La Russa. L’ho trovata in ogni occasione molto seria e impegnata, anche se è una persona che sa sorridere e scherzare. Nell’incontro che abbiamo avuto lunedì, quando ha voluto in riunione i gruppi di camera e senato con 180 parlamentari, ha fatto un discorso di un quarto d’ora chiedendo a tutti sobrietà e massimo impegno. Sono pronto, è sempre stato il mio stile. Raramente ho alzato i toni o esasperato le discussioni. Io penso che in politica servano due cose essenzialmente: il dialogo con tutti e l’assunzione della responsabilità. Tutti vanno ascoltati ma poi si devono prendere le decisioni. Chi grida molto di solito è perché non vuole assumersi responsabilità e preferisce far saltare il tavolo piuttosto che risolvere i problemi.
Prima di passare all’attività che l’aspetta a Roma restiamo ancora su Varese. Le prossime tappe politiche sono le elezioni provinciali e quelle regionali. Le faccio due nomi: il primo è Emanuele Antonelli, sarà ancora lui a presiedere il consiglio di Villa Recalcati?
Stiamo ragionando con gli alleati su un candidato comune, nelle prossime settimane arriveremo ad una soluzione. Io, Andrea Pellicini, dico che vorrei tenere il presidente Antonelli: ha amministrato bene risanando le casse della Provincia. Ma molto dipenderà dalla sua volontà. Fare il presidente e il sindaco è un bell’impegno ma sono convinto che sarebbe il candidato più forte di tutto il panorama del centrodestra.
Il secondo nome è quello di Attilio Fontana, sarà ancora lui a guidare il centrodestra alle regionali?
Il primo obiettivo naturalmente è vincere. E io sono certo che il centrodestra sosterrà il presidente Fontana per raggiungere il risultato. Io sono per questa soluzione. Perché ha saputo tenere la barra dritta durante il covid e perché un presidente di Varese, questo è importantissimo per la nostra provincia.
Avete già pensato ai vostri candidati consiglieri?
Noi possiamo puntare a eleggere due consiglieri regionali. I nomi più forti sono quelli di Giuseppe Martignoni, Francesca Caruso, un candidato del circolo di Busto.. ma ce ne sono altri da valutare.
Questa velocissima crescita elettorale di Fratelli d’Italia è una grossa responsabilità, il partito è pronto?
Siamo partiti nel 2014 col 3% e oggi guardate. Siamo molto cresciuti anche a livello di iscritti, in provincia ne abbiamo oltre 700. Sono iscrizioni che arrivano in gran parte da militanti di Alleanza Nazionale che hanno ritrovato la loro casa. Però non solo, ce ne sono molti di nuovi. Oggi i circoli più forti sono quello di Busto Arsizio, di Gallarate, di Luino e valli e stanno raggiungendo ottimi numeri i circoli di Vergiate e Cislago. Il risultato migliore in questi anni lo ha fatto il circolo di Caronno Pertusella che alle ultime elezioni amministrative ha raggiunto il 16%. Tra gli amministratori di riferimento ci sono Emanuele Antonelli, sindaco della città più popolosa e della Provincia; il vicepresidente Francesca Caruso, Paolo Bassetti di Angera, Beppe Martignoni, responsabile degli enti locali, Checco Lattuada elemento trascinatore del circolo di Busto. Insomma abbiamo una nostra classe dirigente e siamo pronti.
Che obiettivo si pone per il suo ruolo in questa legislatura?
Ci vorrà del tempo per entrare nei meccanismi del nuovo incarico. La prima cosa sarà la commissione permanente alla quale verrò assegnato: io punto alla commissione giustizia. Sono avvocato e mi occuperei dei temi che trovo ogni giorno in tribunale. Ci sono delle sfide interessanti che abbiamo anche nel programma elettorale, come la separazione delle carriere. Sarà bello essere al centro di questo dibattito. Ma voglio soprattutto difendere il mio territorio, difendere chi crea e produce lavoro abbassando il cuneo fiscale. Vede, su questo in Fratelli d’Italia c’è anche una sensibilità maggior rispetto ad Alleanza Nazionale, anche perché l’asse del partito è molto più spostato a nord e alle esigenze dei suoi imprenditori. Ma c’è molto da fare anche per il collegamento viabilistico nella nostra provincia tra nord e sud e sulle esigenze dei frontalieri, dal punto di vista fiscale, e delle aziende di confine che devono essere agevolate e protette dalla concorrenza della manodopera con la Svizzera.
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