“L’archivio della Cisl poteva essere salvato”
Parla Sergio Moia sindacalista della Cisl dei laghi in pensione. Conosceva bene le carte di cui si parla perché le aveva studiate per la tesi di laurea e aveva curato il progetto di riordino
Sergio Moia, sindacalista della Cisl dei Laghi, ora in pensione, contesta la ricostruzione delle ragioni che hanno portato al macero gran parte dell’archivio storico dell’organizzazione sindacale di via Bernardino Luini.
Moia è uno che quelle carte le conosce molto bene, perché le ha studiate per la sua tesi di laurea e il progetto di archiviazione era iniziato su suo impulso nel 2011, quando faceva parte della segreteria.
IL LOCALE
Il sindacalista precisa alcuni particolari di questa vicenda, cominciando dal luogo dove fu spostato l’archivio tra il 2014 e il 2015. Il locale non era né un seminterrato né uno scantinato. Era al piano terra di uno stabile al civico 4 di via San Michele a Busto Arsizio. «Quel locale – spiega Moia – non poteva essere umido perché era adibito alla ricezione delle persone che si rivolgevano al Caf e aveva un deposito di carte che dovevano essere conservate. Era freddo e asciutto, tutt’altro che umido e non c’era odore di chiuso».
NIENTE MUFFA
Nell’aprile di quest’anno i tecnici di Bibliolavoro e la Fnp, la Federazione nazionale pensionati, hanno fatto un sopralluogo in quello stabile dove, oltre all’archivio storico della Cisl, c’erano anche i documenti del Caf, depositati sopra l’archivio stesso. «C’era del disordine – sottolinea il sindacalista – ma non traccia di muffa. Alcuni scatoloni dell’archivio sono stati aperti e le carte trovate intatte, asciutte e in condizioni accettabili. Come è possibile che da aprile a luglio gli archivi si siano deteriorati?».
NON È SOLO UNA PARTE
Inoltre, secondo l’ex sindacalista, non sarebbe andata persa solo una parte, ma tutto l’archivio storico dalla fondazione, cioè dal 1945, fino agli anni 80 e di una parte consistente dell’archivio del decennio successivo.
«In quell’archivio non c’era la storia della contrattazione – spiega Moia – anche perché negli anni ‘40, ’50 e ’60 non c’era contrattazione a livello locale. C’è la storia della Cisl: congressi e consigli generali. Quello che si perde è una parte rilevante della storia del territorio».
I SOLDI PER TERMINARE IL RIORDINO DELL’ARCHIVIO
C’è ancora un altro punto che viene contestato e riguarda gli investimenti mancati per conservare l’archivio. «Il riscaldamento in quel locale era previsto in una seconda fase – precisa Moia – quando si fosse messo in piedi l’archivio, perché le carte non soffrono il freddo ma l’umidità, anzi con il freddo si conservano meglio. Per le scaffalature, invece, non bisognava fare alcun investimento perché erano già lì».
Le risorse per completare l’inventario dell’archivio non mancavano. Nell’ultimo anno di gestione della segreteria di Carmela Tascone ci fu un avanzo di bilancio di una certa consistenza che venne accantonato per l’archivio. Soldi ancora in bilancio e non ancora spesi.
Per quale motivo allora è stato mandato al macero quell’archivio?
«Il Caf ha venduto quel locale – conclude Moia – ed è probabile che chi l’ha comprato ha chiesto di averlo sgombero. Volendo alla Cisl di Busto ci sono spazi ancora più grandi di quel locale. L’archivio poteva essere salvato».
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