Semplici mosse per ridurre i danni dei cinghiali
Precauzioni e buone pratiche che possono e devono essere messe in campo per contrastare in modo sinergico i danni e la proliferazione del cinghiale
Illustrazioni di Valentina Zocchi
Ormai è noto a tutti, il cinghiale è uno dei temi più discussi ma, come per tutte le problematiche complesse, è fondamentale che ciascuno soggetto coinvolto faccia la sua parte per raggiungere l’obiettivo comune. Oltre al ruolo dei Parchi nelle attività di controllo (ne abbiamo parlato qui) e al ruolo della caccia, vediamo quali sono le precauzioni e le buone pratiche che possono e devono essere messe in campo per contrastare in modo sinergico i danni e la proliferazione del cinghiale.
Prevenire è sempre meglio!
Come per i grandi carnivori, anche per i cinghiali, la prevenzione è uno strumento fondamentale per ridurre i danni alle coltivazioni e, in alcuni casi, anche agli ambienti naturali di maggior valore. L’Europa invita a mettere in atto azioni preventive per evitare i conflitti tra fauna e attività le umane.
A livello nazionale, la prevenzione indicare da ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale), coincide infatti con i metodi di controllo ecologici richiamati all’art. 19 della legge 157/92, metodi che devono essere attuati prima di poter intervenire con azioni di controllo dirette. La prevenzione può essere indiretta o diretta ma ogni tecnica ha un’efficacia relativa e un rapporto costi/benefici che dipendono dal contesto in cui viene applicata. Non va inoltre dimenticato che diversi strumenti possono essere impiegati contemporaneamente per agire insieme su più fronti.
Azioni dirette
Basta una scossa
La recinzione elettrica delle coltivazione è ad oggi il metodo più diffuso ed efficiente di prevenzione dai danni da ungulati e risulta particolarmente adatto per il cinghiale. Questo sistema sfrutta scariche di corrente elettrica ad alto voltaggio e bassa intensità che sono in grado di procurare un’istantanea sensazione di dolore, senza che vi siano rischi per l’incolumità di chi, uomo o animale che sia, entri in contatto con il conduttore di corrente.
È possibile proteggere sia aree coltivate di modeste dimensioni ma anche vaste aree agricole, richiedendo però in entrambi i casi un monitoraggio costante della recinzione e delle batterie. La miglior soluzione per mantenere all’esterno dall’area gli animali è la recinzione a 3 fili. Benché non esistano recinzioni elettriche impermeabili al 100% nei confronti del cinghiale queste sono comunque molto utili nel limitare fortemente gli ingressi nei campi della specie.
Reti interrate
Le recinzioni in rete metallica sono invece composte da reti montate su pali robusti e adeguatamente interrate per evitare il sollevamento da parte dei cinghiali. Rappresentano un’efficiente sistema di prevenzione dei danni, poco usato per gli elevati costi dei materiali e della messa in opera, per l’impatto paesaggistico negativo e perché fanno da ostacolo ai movimenti degli altri animali selvatici. Il loro impiego ha senso solo per superfici di ridotta estensione, in presenza di consistenti popolazioni di ungulati e per la protezione di specie pregiate particolarmente appetite come orto-frutticoltura o vivai.
De gustibus
Diversi esperimenti sono stati condotti al fine di sviluppare metodi di prevenzione dei danni alle colture annuali che fossero efficaci, non invasivi ed economicamente accessibili a tutti. In quest’ottica si inseriscono i sistemi protettivi che agiscono sui sensi degli animali. Due sono le categorie di repellenti chimici: quelli che agiscono attraverso l’odore e quelli definiti “di contatto” che agiscono sul gusto degli animali.
I primi, che devono essere distribuiti su tamponi di stoffa lungo il perimetro dell’appezzamento, emettono odori che pare ricordino agli animali la presenza di predatori. Gli altri, invece, agiscono attraverso il gusto e si applicano alla singola pianta per renderla inappetìbile al selvatico. La resa dipende molto dalla densità degli animali, dalle ripetizioni del trattamento in relazione alle condizioni meteorologiche. In generale, l’uso dei repellenti dovrebbe essere utilizzato soltanto per la protezione di piante di elevato valore economico.
Orecchie aperte
Altri strumenti prevedono una protezione acustica basata sull’uso di detonatori, metodi elettroacustici o bioacustici che emettono rumori allo scopo di allontanare gli animali dalla zona in cui causano danni. I segnali bioacustici, caratterizzati dall’emissione di segnali di comunicazione animale, ad esempio versi di allarme o soccorso, presentano alcuni interessanti vantaggi rispetto agli altri strumenti. A causa dell’importante funzione che questi avvisi svolgono, gli animali non si abituano facilmente così come si è visto che i richiami risultano efficaci a bassa intensità, evitando di produrre suoni che disturbino anche animali lontani.
E se mangiassimo i cinghiali abbattuti, facendo di un problema un’opportunità?
Azioni alla portata di tutti
Merenda per i cinghiali? Anche no!
Fornire cibo ai cinghiali è completamente insensato visto che, come abbiamo già raccontato (qui l’articolo), si tratta di una specie onnivora a cui non mancano di certo le risorse alimentari.
Va inoltre evidenziato che somministrare foraggiamento artificiale alla fauna è una pratica scorretta in quanto porta a disabituarli alla ricerca del cibo e tende ad avvicinare la fauna agli ambienti umani, aumentando il rischio di conflitti e trasmissione di malattie. Per di più, fornire cibo ai selvatici rappresenta anche un reato (Legge n. 157 del 1992 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”) che risulta ancor più grave se si tratta di cinghiali, visto il conflitto che esiste, tant’è che è stata stabilita una legge ad hoc (Legge di stabilità n. 221 del 2015, art.7). Secondo la normativa il foraggiamento è una pratica che può essere utilizzata unicamente per attività di controllo e pochi altri casi (vedi comma 2 dell’articolo sopra citato) per ridurre la popolazione di cinghiali e non per avere invece il risultato contrario.
Attenzione alla spazzatura
Un’altra buona pratica che tutti dovremmo mettere in campo riguarda la corretta gestione dei rifiuti, per evitare che questi siano un pasto comodo per i cinghiali, così come per altri selvatici. È quindi necessario impedire che la nostra spazzatura possa essere una risorsa alimentare disponibile, sicura e di facile accesso alla fauna. Questo è infatti uno dei motivi per cui i cinghiali si spingono spesso verso i centri abitati. È possibile invertire questo “vizio” che gli animali hanno preso, disabituandoli a trovare nei nostri rifiuti un pasto sicuro e quindi riducendo i motivi per spingersi verso le città.
Diverse sono quindi le azioni che possono essere messe in pratica su più livelli per diminuire la presenza e l’impatto dei cinghiali sul territorio, sia dal punto di vista degli agricoltori e delle aree protette, sia dei privati. Anche per il tema dei cinghiali quindi ciascuno è chiamato a fare la propria parte, ricordando che se vengono attuate diverse strategie in contemporanea, sarà più facile e veloce il raggiungimento del risultato.
BIBLIOGRAFIA:
https://www.romatoday.it/green/cinghiali-mangiano-rifiuti-intervista-petretti-.html
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Uhei, Dottoressa, ma lo hai mai visto un cinghiale in faccia?
Ho perso la solita attention span di 30 sec per leggere il tuo elaborato:
-i cinghiali non sono lupi ma onnivori, mangeno de tutto (preferendo le dottoresse).
-le staccionate elettrificate dopo qualche tentativo le sgamano.
Il resto del elaborato é bello teorico e non boots on the ground.
Infromes mei!