Certi baci sanno di poco
di Carlo Zanzi
Luglio millenovecentosettanta, è un mercoledì pomeriggio che scotta, l’ombra è una nullità, l’asfalto cede e i tacchi timbrano, le lucertole si crogiolano e le zanzare si apprestano agli attacchi serali. Sul balconcino dei Giardini Estensi che si affaccia su via Verdi si ritrovano dieci adolescenti, spartiti a metà per sesso, ragazzi delle medie che hanno superato la prima, qualcuno la seconda, i più, soprattutto i maschi, la terza ma non vogliono pensare alle superiori. Ci sono anch’io fra quelli di terza: pantaloni corti all’inglese, scarpe da tennis bianche Superga, maglietta gialla con scritta nera Adidas. Ci sono io e c’è Alessandra, una bambolina promossa in seconda, minigonna scozzese che si vede tutto e un seno per nulla acerbo. Labbra di ciliegia che vorrei baciare. Forse è la volta buona. Forse il gioco della bottiglia mi verrà incontro. E’ il terzo pomeriggio che ci provo. E invece mi si appiccica una della mia età, senza un filo di curve, con gli occhiali e le lentiggini, con i lunghi capelli che splendono al sole e non si vergognano di arrossire. Mi fa il filo questa rossa di nome Luisa, ma a me piace Alessandra.
Gira la bottiglietta di Fanta, si ferma a me. Rigira la Fanta, si ferma da Luisa. Ci alziamo, lei scatta io recalcitro ma il gruppo sollecita e rumoreggia.
Possibile che un bacio possa sapere così di poco? Eppure mi impegno. Ma allora i baci che si vedono al cinema e alla tele? Tutta quella musica trionfante e gaudente? Ma allora sono fatto male io. Sono un disabile affettivo. Mentre le labbra di Luisa si scollano dalle mie, mentre i suoi occhi brillano di soddisfazione, mentre qualcuno applaude e altri invitano a far girare la bottiglia io guardo Alessandra e penso: ‘Non sarà così anche con lei!’ Il vetro mi è nemico, la rotazione mi tradisce, la Fanta è aranciata amara per me, Alessandra non esce mai. Sono costretto a osservarla adagiarsi su labbra nemiche e la gelosia mi rosicchia, è un tarlo affamato. Ma la sera arriva anche per i ragazzi. Ci si separa. Alessandra si avvicina e mi chiede: “Mi accompagni a casa?”
Eccolo, finalmente, il sapore del bacio.
Racconto, e fotografia, di Carlo Zanzi (terzopensierieparole@blogspot.it)
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