“Gioco a basket da 50 anni e in campo mi diverto come il primo giorno”
Ha iniziato a tirare a canestro all’età di 8 anni e da quel giorno non ha mai smesso. Dal rapporto con il figlio, alle risate nel “quinto tempo”: il torneo Uisp è famiglia
Oggi Marco Beri ha 58 anni ed è uno delle “vecchie glorie” del torneo Uisp. Campionato a cui partecipa ancora oggi nella squadra Wool Va di Bizzozero, sfidando il figlio Federico, nato nel 1997, giocatore del Montello Young. «All’inizio giocavamo nella stessa squadra io e Federico, ma non erano tutte rose e fiori – racconta Marco –. In campo eravamo il padre e il figlio: io davo consigli non richiesti e lui mi rispondeva male, facendomi perdere la pazienza. La cosa è andata avanti fino al giorno in cui l’arbitro ha detto: “se giocate ancora insieme, vi caccio dal campo entrambi”. Abbiamo fatto tesoro del suo consiglio».
Indossando due maglie diverse le cose sono andate subito meglio e Marco Beri può praticare il suo sport preferito con serietà, ma anche con goliardia. Del resto si evince già dal nome della squadra – quando lo si legge tutto d’un fiato – che i giocatori danno il loro meglio in campo senza rinunciare ai piaceri della vita. La squadra, infatti, si esprime anche nel cosiddetto “quinto tempo”, quello che scatta al termine della partita, quando ci si ritrova con le gambe sotto il tavolo a ridere e scherzare. Un modo per stare insieme in allegria condiviso anche da altre squadre che fanno parte del torneo Uisp almeno a giudicare dai nomi (due su tutti: Atletico Glioni e Trigliceridi).
Nel Wool Va l’età media dei giocatori è abbastanza elevata, ma la squadra in campo si distingue. Fino a qualche anno fa era tra le prime dieci più forti. Lo scorso anno è andata un po’ peggio: il Wool Va si è piazzato trentesimo su 40. «Nonostante siamo i più vecchi non le perdiamo tutte, conta anche l’esperienza – afferma Beri che a 18 anni giocava nelle giovanili del Varese, con Cecco Vescovi -. Quell’anno mi servì per capire che il basket non poteva essere il mio futuro. Il concetto mi è stato chiaro quando un giocatore nero, Kevin McGee, mi ha scavalcato, saltandomi a piedi pari. Un conto è essere professionisti, un altro è giocare per divertimento. Anche le ginocchia mi hanno poi abbandonato, e continuano ancora a farmi male, ma io non le ascolto a continuo a giocare».
«A 60 anni smetto con il basket e mi dedico al golf, che è uno sport che più si invecchia, più si riesce a praticare meglio» è il progetto di Beri. Davanti a lui, quindi, ci sono ancora un paio di anni di torneo Uisp, che secondo lui è il migliore: «È ben organizzato e costa meno di altri, tanto che le squadre che vi partecipano sono sempre più numerose. Il fattore economico non è irrilevante: parliamo di squadre amatoriali che si autofinanziano».
Il Wool Va non si allena, scende in campo solo per il torneo: «Da quando, 20 anni fa, l’allenatore se ne andò sbattendo la porta, ci autogestiamo – conclude Beri – E va bene così».
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