Roberto Maroni e quella “profezia” sulla politica
Fu Cesare Revelli professore di filosofia al liceo classico Cairoli a sentenziare: "Maroni tu farai il politico"
Questa foto l’ha scattata due anni fa il fotografo Carlo Meazza a Villa Panza a Biumo Superiore. Roberto Maroni cammina sfiorando la scultura liquida “Cone of water” dell’artista californiana Meg Webster. Un cono metallico pieno d’acqua che si regge su un equilibrio apparentemente perfetto, quasi immutabile nella sua staticità. È il passaggio dell’uomo, con la sua immagine riflessa, a ricordare la caducità delle cose terrene, tra cui c’è anche la sua esistenza. Questo scatto è un’immersione nella bellezza fuggitiva della vita che l’occhio dell’artista coglie nella sua dimensione carica di mistero. «Lo avevo incontrato per caso – racconta Meazza -. Aveva partecipato a un matrimonio e se ne stava andando. Mi salutò con il suo consueto affetto, perché era sempre molto attento agli altri, e proseguì con un passo incerto».
Meazza conosceva da molto tempo Maroni, fin dagli anni del liceo classico Cairoli. A quel tempo il fotografo, per mantenersi agli studi, insegnava educazione fisica e tra i suoi allievi c’era proprio il futuro leader della Lega. «Era nella sezione C – racconta Meazza – in una classe piena di talenti a partire proprio da Maroni, intelligente e simpatico, Malerba, Carletti, Piatti solo per citarne alcuni. Erano molto uniti, legati da un affetto vero e profondo, tanto che ancora oggi si ritrovano».
Erano gli anni a cavallo tra il 1960 e il 1970, un momento di grande fermento politico e sociale. Al liceo Cairoli c’erano personalità del calibro di Cesare Revelli e don Fabio Baroncini, insegnanti che avevano un rapporto dialettico straordinario tra loro e con gli studenti. Fu proprio Revelli, che insegnava filosofia, ad essere profetico sul futuro del giovane Maroni. Appena terminata la maturità, quando ancora non era un barbaro sognante e guardava con un certo interesse a Marx ed Engels, Maroni incontrò il professore di filosofia a Varese. Era l’occasione giusta per confessare a Revelli quanto avesse amato la filosofia e le sue lezioni, le discussioni e i confronti serrati. «Non sei adatto a fare il filosofo. Maroni tu farai il politico» sentenziò Revelli.
E fu così che Maroni, detto Bobo, si iscrisse a giurisprudenza.
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