Palombella (Uilm) a Varese: “Questa manovra di bilancio è uno schiaffo a milioni di lavoratori”
Il segretario nazionale dei metalmeccanici della Uilm è intervenuto al direttivo di Varese. "Il Governo ha convocato il sindacato a cose fatte. La Cisl che si è filata dallo sciopero ha fatto un errore politico"
I metalmeccanici della Uilm sono consapevoli degli sforzi fatti nei due anni di pandemia, anni in cui si è chiuso contratto nazionale e contratto integrativo. Ma sono altrettanto consapevoli del fatto che, come dice Fabio De Rosa, Rsu dello stabilimento Leonardo di Cascina Costa, ora si trovano «negli anni del coraggio perché il contratto integrativo di Leonardo scade a dicembre ed è cambiato il contesto in cui opera l’azienda».
La questione posta dal sindacalista durante il direttivo prenatalizio della Uilm, che si è tenuto all’Unahotels di Varese, è molto importante perché con quel contesto mutato dovranno fare i conti tutte le aziende metalmeccaniche dai colossi di Stato, come Leonardo, alle multinazionali, come Whirlpool, passando per le microimprese che costellano la Città infinita che corre lungo l’A8.
La segreteria della Uilm Altomilanese, composta dal segretario Fabio dell’Angelo, Otello Amabile e Angelo Re, la folta platea di delegati presenti e il segretario nazionale della Uilm, Rocco Palombella, sono consapevoli del fatto che le questioni che verranno poste al rinnovo di quel contratto sono cruciali, a partire dallo smart working fino ad arrivare alla digitalizzazione che trasforma ineluttabilmente l’organizzazione del lavoro.
QUESTO NON È UNO SCIOPERO POLITICO
In questo contesto in pieno cambiamento si inserisce anche il rapporto con il nuovo governo di centrodestra e la manovra di bilancio, bocciata da Cgil e Uil, che venerdì 16 dicembre scenderanno in piazza. Rocco Palombella, che di governi nella sua lunga carriera sindacale, trascorsa interamente nella Uilm, ne ha visti tanti, sgombera subito il campo da qualsiasi ambiguità: «Questo non è uno sciopero politico», rivendicando al contempo l’autonomia dei metalmeccanici della Uil dalla politica. «Non si sciopera per sport – ha ribadito Palombella – ma per aprire una crisi tra il mondo della rappresentanza e il mondo politico e quello dell’impresa. Questo sciopero è stato determinato dal fatto che le organizzazioni sindacali per la legge di bilancio non sono state ascoltate se non a cose fatte. La rappresentanza sindacale che ha una percezione reale di quello che accade nella società tra le persone, soprattutto le più deboli, va ascoltata perché rappresenta milioni di lavoratori. Noi siamo come la spia della benzina di un motore, quando si accende va considerata, altrimenti si rimane a piedi».
NEL PALAZZO I PROBLEMI NON ENTRANO
A Palombella piacciono le metafore metalmeccaniche, ma l’applauso più lungo della platea scatta quando il segretario nazionale della Uilm mette a nudo l’autoreferenzialità della politica: «A Montecitorio non entrano i problemi nella loro vera dimensione. La società, cioè quella che sta fuori, fatta di fragilità e disuguaglianze, lì non entra».
Sia il governo Draghi che quello guidato dalla Meloni non hanno dunque lasciato spazio alla mediazione con il sindacato perché, a detta di Palombella, la mediazione l’avevano già fatta al loro interno e tutti i conti erano già stati previsti. «I governi vanno giudicati sulla base del merito – ribadisce il sindacalista – E l’errore della Cisl, che si è sfilata dallo sciopero, è stato politico perché riteneva già con il governo Draghi che il sindacato avesse ottenuto quello che voleva. Invece non è stato così e sostenerlo vuol dire prendere per i fondelli i lavoratori, perché noi non abbiamo ottenuto proprio nulla».
Palombella dice di essere «rispettoso del giudizio del voto popolare», evitando così qualsiasi giudizio politico sul Governo Meloni. Ciò detto, rimane il problema di una manovra di bilancio che preoccupa il segretario generale della Uilm per il tipo di approccio usato: «Intervenire facendo leva sul contante, i voucher, il Pos non vuol dire nulla. Mentre è significativo il fatto che abbiano ignorato chi in Italia produce la ricchezza, chi ha fatto camminare questo Paese nel pieno di una pandemia, dando uno schiaffo non ai segretari Cgil, Csil e Uil ma a milioni di persone che lavorano. E questa cosa l’ha capita pure Confindustria».
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