Pistola puntata alla testa e sequestro di persona: cinquantenne condannato a Varese a due anni di reclusione
I fatti risalgono al 2012 e fra gli imputati anche il “re” varesino delle truffe scagionato per la sopravvenuta prescrizione
Erano gli anni delle grandi truffe, dove a Varese, al principio dello scorso decennio, capitava di imbattersi in personaggi risoluti e piuttosto esperti del raggiro, veri e propri tecnici della truffa e dell’estorsione dove in un secondo si rischiava di rimetterci faccia e portafogli, come avvenuto ai danni di un (suo malgrado) “imprenditore“, costretto dapprima a divenire amministratore delegato di una società, poi ad aprire conti correnti e firmare assegni in bianco che diventavano i ferri del mestiere di una delle tante truffe messe a segno dalla banda.
Altrimenti? Altrimenti capitava che lo sventurato venisse caricato in macchina e portato nei boschi della Valceresio con la pistola puntata alla fronte e la minaccia di finire dentro a un buco scavato nel bosco, lui e i suoi cari. Il capo d’imputazione aveva identificato una data precisa per questo episodio: 30 ottobre 2012. Per quanto avvenuto in quel frangente, e contestato dalla Procura, è stato ieri l’altro condannato a Varese a due anni di reclusione un uomo che faceva parte della banda, classe 1971 e residente e Cuasso al Monte per i reati di sequestro di persona, porto abusivo d’armi da fuoco, atti persecutori e percosse, mentre per l’altro soggetto accusato di essere con lui quella sera (classe 1981 originario di Napoli) non si è raggiunta la prova in virtù del mancato riconoscimento, ed è stato quindi assolto. Ma – al netto della presunzione di innocenza sin all’ultimo grado di giudizio – nel medesimo procedimento che riguarda altri quattro capi di imputazione erano a processo in tutto in cinque, tutti prosciolti per avvenuta prescrizione.
Tra essi anche il “re“ varesino delle truffe che una decina d’anni fa riempì le pagine di giornale per una serie di raggiri milionari legati a macchine di lusso e addirittura alla millantata proprietà di una fantomatica banca privata, mai esistita e servita per portare a termine svariati disegni criminosi.
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