Dai monti di Varese ai lager e ritorno: l’autobiografia di Sergio De Tomasi
Il libro con le memorie del partigiano sarà presentato alla biblioteca della scuola Anna Frank, in collaborazione con Anpi, in occasione del Giorno della Memoria
Un anno e mezzo di lotta, contro il nazifascismo e poi solo per sopravvivere: Sergio De Tomasi aveva 22 anni quando scelse di combattere per le libertà, sui monti del Varesotto, una scelta che lo portò nel campo di concentramento di Fossoli,poi a Bolzano, fino al campo di sterminio di Mauthausen e al “sottocampo” di Gusen. Eppure riuscì a tornare e a raccontare l’orrore, con tenacia, fino a tarda età.
De Tomasi è scomparso nel novembre del 2009, ma ha lasciato le sue memorie: “Autobiografia di un partigiano combattente” s’intitola il volume, che sarà presentato – per il giorno della Memoria – lunedì 23 gennaio alle 17.45 alla “Biblioteca Bruna Brambilla“ alle scuole Anna Frank di Varese.
All’incontro parteciperà Ester De Tomasi, figlia dell’autore e oggi presidente Anpi provinciale di Varese; presenterà Rocco Cordì, volontario della biblioteca e presidente Anpi Sez. Varese
Il libro autobiografico raccoglie la testimonianza di un uomo che nel momento più tragico della storia
nazionale ha scelto di stare dalla parte dell’antifascismo, della libertà e della giustizia
sociale. Partecipò alla prima battaglia della Resistenza varesina, quella del San Martino, nella foto di apertura, una (se non la prima) grande battaglia condotta da forze partigiane in Italia, a due mesi dall’Armistizio. Sul San Martino sacrificarono la vita quasi quaranta partigiani, altri patrioti e di sostenitori locali furono deportati in Germania (alcuni sono ricordati dalle “pietre d’inciampo” di fronte all’ultima loro casa, come Luigi Morellini di Induno o Dante Mandelli di Cunardo).
De Tomasi fu tra quelli che riuscì a “sfilarsi” all’ultimo sfuggendo alla cattura, passando la frontiera e andando in Svizzera. Non si fece internare, fece una seconda volta la sua scelta: tornò subito in Italia a combattere, questa volta da “clandestino”. Nel Varesotto fu nuovamente arrestato, finì in Germania.
Tornò che pesava 40 chili.
«Sii forte, non cedere. Vedrai che tutto cambierà, deve cambiare». Sono queste le parole che Sergio
diceva a sé stesso nel campo di sterminio di Mauthausen e che poi nell’Italia della Repubblica ha sempre ripetuto a quanti, soprattutto giovani, lo ascoltavano.
TAG ARTICOLO
La community di VareseNews
Loro ne fanno già parte
Ultimi commenti
mike su La neve in montagna continua a sciogliersi. Contro la siccità si aspetta la pioggia
Felice su La festa "techno" nei boschi di Lonate Ceppino causa proteste
Rolo su Pullman in sosta con i motori accesi, la segnalazione e la risposta di Autolinee Varesine
lenny54 su "C'è del dolo nelle modifiche al Superbonus"
Felice su Architetti, geometri, ingegneri e costruttori all'unisono: "Da Super Bonus a Super Malus"
Felice su Dentro la loggia del Battistero di San Giovanni a Varese restituita alla città









Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.