Multato a Cittiglio per aver allevato i daini, “ma gli animali erano tenuti secondo quanto previsto dalla legge”

Un residente chiede le autorizzazioni per coronare il sogno di poter ospitare in libertà i suoi amati ungulati. Ma arriva la sanzione. Il legale: “Ora chiediamo i danni"

Generico 13 Feb 2023

Richieste, permessi, recinzioni, addirittura il microchip a quei daini che da selvatici pian piano sono diventati animali d’affezione e del tutto domestici alla stregua dei cani, che un signore di Cittiglio aveva deciso potessero vivere in totale libertà in un fondo di sua proprietà nella zona periferica del paese che si trova nel cuore verde della Valcuvia. Tutto bene? No. Perché il “ma“ di questa storia emerge fra le pieghe delle mille leggi che a volte sembrano essere in conflitto fra loro, nel vano tentativo del cittadino di seguirle per sentirsi in regola e che ora nella posizione di dover ricorrere ad un avvocato – e a sostenere le “vive“ spese legali – per vedersi riconosciuto un diritto.

Questa storia ha inizio nel 2016. La zona è quella di via Nazario Sauro a Cittiglio tanto per intenderci una delle ultime case prima del bosco su di una strada parallela alla provinciale sulle colline che si affacciano sull’ospedale: villa singola con ampia porzione di bosco retrostante il fabbricato dove ancora prima dell’acquisto venivano fatti pascolare dai precedenti proprietari caprini e ovini. «Nel corso dell’anno 2016, su richiesta del mio cliente ATS Insubria di Varese assegnava codice di identificazione aziendale univoco per l’allevamento di caprini da effettuarsi presso la propria abitazione, codice che era da ritenersi assegnato in mancanza di parere negativo espresso dal Comune, che difatti non è mai arrivato», spiega l’avvocato Stefano Baranzini che rappresenta il proprietario del fondo.

In seguito viene inoltrata la richiesta a Regione Lombardia di poter allevare i daini previa rimozione di ovini e caprini, richiesta rivolta alla Regione che ha dato parere positivo con autorizzazione “all’allevamento di fauna selvatica autoct0na di specie daino (dama dama)”.

Gli animali sono stati comprati nel 2020. Tre daini “microchippati“ con adeguamento specifico della recinzione a norma di legge, costi veterinari, realizzazione della stalla e acquisto del foraggio invernale. E siamo a luglio 2020.

La doccia gelata per questo residente di Cittiglio, come racconta sempre il suo legale, è arrivata il primo dicembre 2021 quando Comunità Montana Valli del Verbano ha ingiunto la rimozione dei tre daini in quanto l’allevamento risultava contrastare con la legge regionale lombarda numero 31/2008 e 5/2007.

«In particolare, la Comunità Montana contestava l’impossibilità assoluta per il mio cliente di poter far pascolare qualsiasi animale nell’area di sua proprietà in quanto classificata come “castagneto dei substrati silicatici dai suoli mesici” nonostante emergesse, come da Ordinanza – Ingiunzione stessa, che lo stesso avesse rispettato ogni prescrizione per il possesso di fauna selvatica (ad es: microchip, modifiche alla recinzione, realizzazione ricovero atto a tenere il fieno asciutto in inverno, etc.)», spiega il legale.

Il padrone dei daini si è quindi visto costretto nel marzo 2022 a cedere gli animali e a pagare la sanzione amministrativa a Comunità montana. «Il mio cliente ha quindi subito danni patrimoniali e non patrimoniali, in quanto i daini, con il passare del tempo, sono divenuti animali da affezione che si avvicinavano in quanto lo riconoscevano. È in corso la procedura di negoziazione assistita per il risarcimento dei danni patiti», conclude l’avvocato Stefano Baranzini che ha descritto questa storia come il classico “corto circuito“ fra enti nei quali il suo assistito è rimasto coinvolto.

E non solo:  «Il mio cliente si vedeva quindi costretto, nel mese di marzo 2022, a cedere i predetti daini sostenendo costi veterinari e a pagare la sanzione amministrativa inflitta dalla Comunità Montana».

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Pubblicato il 16 Febbraio 2023
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