“Io, rapinato da Domenichini: quando ho visto la sua foto sul giornale mi si è gelato il sangue”
Parla la parte offesa del processo che vede a processo per rapina aggravata il 66enne accusato di aver ucciso l’estate scorsa la pensionata Carmela Fabozzi di Malnate
Era il 19 agosto 2022 quando un 62enne di origini siciliane che lavora in un ente pubblico di Varese e con gravi problemi di salute ha comprato il giornale, e dopo aver dato un’occhiata alla foto che campeggiava sulla prima pagina, ha accusato un colpo. Quella foto era del vecchio amico conosciuto negli anni Ottanta in un bar di Varese, nel quartiere di Biumo, e poi ritrovato per caso in epoca più recente.
Il volto in prima pagina era quello di Sergio Domenichini, il 66enne accusato di aver ucciso la pensionata maltese Carmela Fabozzi e che un anno prima, secondo l’accusa del pubblico ministero emersa nel corso dell’udienza di giovedì, avrebbe tentato di narcotizzare proprio l’amico che si era prestato per aiutarlo ospitandolo a casa per qualche notte mentre erano in corso alcuni lavori di ristrutturazione in una casa di via Galdino da Varese. A margine del processo l’uomo, con evidente difficoltà a deambulare, si è soffermato a parlare coi giornalisti della sua disavventura. «Ma chi l’avrebbe mai detto», ha raccontato con calma essendosi preso un giorno di ferie per assistere all’udienza nella quale è stato ascoltato come parte offesa: è a pochi mesi dalla pensione.
«Domenichini? Lo consideravo un bravo ragazzo, uno pronto ad aiutare gli altri. Del resto frequentava associazioni di assistenza e aiuto agli anziani. Non mi sarei mai aspettato che potesse anche solo pensare le cose di cui è oggi è chiamato a rispondere». Cioè di aver sciolto un potente tranquillante a base di benzodiazepine (il principio attivo di noti farmaci come Valium, Tranquirit, Vatran, Ansiolin e Noan) in una bevanda che la vittima avrebbe inconsapevolmente ingerito nel corso della prima cena preparata per il “vecchio amico“ la sera di 21 marzo 2021 a Varese: dopo aver ingerito l’acqua contenuta nel bicchiere l’uomo avrebbe sentito lo stesso Domenichini chiedergli: «Vuoi che ti chiamo il 118?», per poi perdere i sensi. «No, non mi sarei mai aspettato di vivere una storia del genere. Mi sento un poi’ un miracolato. E quando ho aperto il giornale quella mattina, e ho visto la sua foto in prima pagina, accusato di aver ucciso con un vaso di fiori quella povera donna, devo dire che mi si è gelato il sangue».
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