È il tempo della “podcastmania”
Durante il lockdown i podcast hanno raggiunto una crescita del 500% ed è uno strumento utilizzato sempre di più anche dai giornali
Così diffuso da poter parlare di podcastmania. Nato 16 anni fa, il formato audio on demand sta vivendo una seconda rinascita. Complice l’evoluzione tecnologica, una nuova fruizione dei mezzi di comunicazione e dei cambiamenti delle nostre abitudini, il podcast è un mezzo sempre più richiesto dagli utenti.
Un argomento di cui si è parlato nell’incontro online dal titolo “Il podcast come strumento per il giornalismo”, organizzato all’interno del più ampio palinsesto di Glocal, il festival del giornalismo digitale organizzato da VareseNews.
L’appuntamento, in streaming, ha visto come speaker esperti nel settore quali Tiziano Bonini Baldin, professore associato di Sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università di Siena, Alessia Cerantola, reporter, The Organized Crime and Corruption Reporting Project, Marianna Bruschi, giornalista, Damiano Crognali, giornalista, youtuber e podcast producer e Paolo Piacenza, giornalista e tutor al Master in Giornalismo di Torino che ha moderato il dibattito.
Il podcast è uno strumento nato nel mondo delle radio, principalmente come sezione di approfondimento su alcuni temi. Oggi invece, esistono podcaster svincolati da altri mezzi e prolifici nel realizzare file audio da proporre al pubblico. La sua diffusione è stata possibile soprattutto grazie a mezzi come Spotify e il suo successo così evidente da richiedere attenzione anche da parte del mondo del giornalismo. Ma quali modelli può proporre una testata ai suoi lettori?
Come spesso capita, l’Italia ha bisogno di “sbirciare” tra i media americani e prendere spunto da alcuni dei loro prodotti. Tiziano Bonini Baldin spiega, ad esempio, che il modello narrativo più utilizzato è quello di “This American Life”, ma anche la nostra tradizione radiofonica offre modelli da non sottovalutare.
Alessia Cerantola, in collegamento da Sarajevo, spiega l’importanza di offrire una buona qualità agli utenti. Per fare un buon podcast è necessario acquisire competenze specifiche e, in diversi casi, collaborare con tecnici esperti. Marianna Bruschi invece, racconta l’esperienza di “Unicorni in redazione”. Il podcast nato quasi come un esperimento che le ha permesso di “curare” una comunità di ascoltatori, proponendo tematiche specifiche. Siamo dunque giunti nell’era in cui «l’audio ha un palcoscenico sul web», conclude Damiano Crognali, riportando alcune delle esperienze di podcast di successo in Italia fino ad oggi.
Alcuni esempi: Veleno di Repubblica, il caso di successo di Polvere di Lalli e Sala, La Zanzara di Cruciani, Il Muschio Selvaggio di Fedez, ma anche Da Costa a Costa di Costa e diversi altri. Il settore è così in crescita che esistono dei gruppi d’ascolto collettivi e un festival, “Lucia”, che quest’anno sarà online a metà dicembre.
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