“Non sono canzonette”, un libro per ricordare Maniglio Botti
Un anno fa ci lasciava il giornalista gentiluomo. Le Edizioni il Cavedio gli dedicano un libro in cui quattordici autori si ispirano a canzoni e cantanti
Un anno fa, il 14 maggio del 2020, moriva Maniglio Botti (foto), il “giornalista gentiluomo”. Una perdita importante per la città e il buon giornalismo. Appassionato di musica, quella leggera, a volte leggerissima, Maniglio con i suoi scritti raccontava la vita e le canzoni dei vari artisti descrivendo al contempo le tensioni, le passioni e i cambiamenti della società. Lo faceva con un’inimitabile e profonda leggerezza. Era un grande conoscitore della colonna sonora che ha accompagnato negli ultimi 50 anni la vita degli italiani.
Le Edizioni Il Cavedio gli ha dedicato un libro dal titolo “Non sono canzonette” in cui quattordici autori ispirandosi a canzoni e cantanti, compresa qualche meteora che ha comunque lasciato un solco nell’immaginario musicale del Belpaese, hanno provato a raccontare la vita.
da sinistra Maniglio Botti e Fiorenzo Croci in una foto di Carlo Zanzi scattata alla scuola Vidoletti di VareseFiorenzo Croci, amico fraterno di Maniglio Botti, uno di quelli del Cantoreggio, svela una curiosità che conferma quanto fosse forte la passione del giornalista per la musica. «Per tanti anni – dice Croci – lui e io abbiamo passato piacevoli serate ad aggiornare una nostra personale classifica di cantanti e canzoni. Un diversivo, ma anche un impegno che a qualcuno potrebbe sembrare maniacale. Non lo era, piuttosto un modo per esorcizzare la realtà. Non per fuggirla, ma per trovare in essa la semplicità del vivere quotidiano».
Durante l’ultimo incontro Fiorenzo e Maniglio avevano confermato al primo posto della loro classifica degli Anni Sessanta “Una lacrima sul viso” di Bobby Solo e, a seguire sul podio, c’erano: “Azzurro” scritta da Paolo Conte, portata al successo da Adriano Celentano, e “Sapore di sale” di Gino Paoli. Un tris che risuona ancora oggi nelle case degli italiani.
«Sollecitai il tema delle canzonette – conclude Croci – proprio pensando a Maniglio, per poi contare sul suo apporto. A lui questo libro è oggi dedicato di dovere. A noi la nostalgia e i ricordi che lasciano le persone per bene, come il refrain di una bella canzone».
“Se la pioggia mi bagna, se il sole mi scalda, io son tanto felice, perché amo di più” Don Backy (l’amore), 1965.
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