“Sistemare le case di Lissago per accogliere i profughi ucraini”

L’idea di Francesco Aletti Montano: “Gli appartamenti vuoti in via Salvini potrebbero essere sistemati da privati e associazioni che tendono la mano al Comune”

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Il tema dell’accoglienza dei rifugiati dall’Ucraina è molto sentito in provincia di Varese e nella città giardino in particolare. Lo evidenziato i dati forniti nel consiglio comunale straordinario andato in scena martedì 5 aprile e lo testimoniano ancora di più le tante storie di chi ospita famiglie, donne e bambini nelle proprie case.

Sono quasi 5mila i profughi ucraini ospitati nel Varesotto

Per stimolare una fattiva collaborazione tra amministrazione comunale, privati e associazioni arriva la proposta di Francesco Aletti Montano, 66 anni, imprenditore che a Mustonate ha creato un borgo ammirato e visitato da migliaia di persone tutto l’anno.

Lui, come anche i suoi fratelli a Morosolo, ospita una famiglia ucraina e vive da vicino i problemi, le difficoltà e la complessità dell’accoglienza: «C’è il tema della casa, che è prioritario, ma ci sono anche altri piani, dal lavoro all’educazione dei figli. Queste persone vivono una duplice paura: quella della guerra e di dover abbandonare il proprio paese, ma anche quella per il futuro lontani da casa – spiega Aletti -. Credo che se ci si mette insieme, pubblico e privato, si possano trovare soluzioni positive per tutti. È una situazione di contingenza, emergenziale: capisco che ci siano vincoli burocratici, le graduatorie e tutto quello che si vuole, ma in un momento come questo mi piacerebbe si potesse ragionare serenamente e darsi una mano a vicenda, con spirito cristiano e accogliente».

5 APRILE 41 GIORNI DALL’ INIZIO

L’idea di Aletti è quella di provare a sistemare le case di via Salvini, di proprietà del Comune: «Ci sono diversi appartamenti liberi, alcuni da anni, che in collaborazione con privati volenterosi, magari sotto l’egida di un’associazione che potrebbe essere la Caritas o qualcun’altra da individuare, potrebbero essere messi a norma e utilizzati per ospitare i profughi dando loro una sistemazione adeguata. Sono certo che sarebbe una soluzione positiva per loro innanzitutto, ma anche per Lissago stessa, che avrebbe nuove famiglie e soprattutto bambini a popolare un rione che di nuovi arrivi ne ha ben pochi», prosegue Aletti, che conosce il tema abitativo essendo membro della Fondazione Cassoni, protagonista alla Barona, quartiere di Milano, in un ampio progetto di social housing.

Le case in questione sono nate una quarantina di anni fa e inizialmente, nei progetti della famiglia Veratti che cedette lo stabile al Comune, sarebbero dovute essere destinate a giovani coppie: «Negli anni questa destinazione si è persa quasi da subito – spiega Luigi Carlesso, memoria storica lissaghese -. Delle famiglie in affitto dalla prima ora ne restano solo due, per il resto c’è qualche appartamento abitato, ma molti sono vuoti da anni».

«È un momento straordinario, si potrebbe collaborare e mettere in comune risorse e benefici – conclude Aletti -. Non c’è nessun intento polemico o speculativo, ma solo la volontà di mettersi a disposizione. Lo stesso discorso varrebbe per altre aree del rione di Lissago che necessitano di una sistemazione, dai parcheggi per l’asilo che mancano fino alle strade: se il Comune non ce la fa, c’è chi si può mettere a disposizione per aiutare. La mano è tesa, speriamo che qualcuno la stringa».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 06 Aprile 2022
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