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Durante la pandemia la logistica ha garantito la normalità del vivere. Ora deve aprirsi alle comunitá
È grazie a questo settore strategico che abbiamo scoperto di essere connessi, nonostante il lockdown. Ora si apre una nuova fase: la condivisione del valore con tutti i portatori di interesse
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Ha ragione Daniele Testi, presidente dell’associazione Sos Logistica, quando afferma che parlare di sostenibilità e business nella logistica non è per niente scontato, soprattutto se si è iniziato a farlo ben quindici anni fa.
(Foto di postcardtrip da Pixabay)
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Oggi però i tempi sono maturi per dare una svolta sostenibile all’intero settore. Ciò che è avvenuto durante la pandemia e nei periodi di lockdown, ha fatto emergere ulteriormente l’importanza e la forte relazione che c’è tra la logistica e le comunità che vivono su un territorio. Seppur isolati e con un limitato spazio a disposizione è stato grazie alla logistica e alle piattaforme organizzate che abbiamo potuto mantenere uno “spicchio” di normalità, quanto bastava per sentire il sapore della vita.
Di questa relazione e della sua possibile evoluzione si è parlato nel convegno “Costruire comunità sostenibili. Quale ruolo per la logistica?” organizzato da Sos logistica in collaborazione con il Green transition hub della Liuc e il dipartimento di psicologia dell’Università di Milano-Bicocca.
Una delle prime comunità che si sono mosse in questa direzione è stata proprio l’università di Castellanza che ha dato vita al Green transition hub. «Stiamo cercando di costruire quel senso di comunità che è la base per coinvolgere i giovani – ha spiegato Alessandro Creazza, direttore dell’hub -. Non è l’ennesimo spazio di ricerca ma un luogo che apre al dibattito sulla sostenibilità in un’ottica di coinvolgimento di studenti e imprese per poi indirizzare l’intera comunità. Vogliamo essere un incubatore di giovani promesse e di futuro, per generare consapevolezza e interesse».
Se è vero che in questo modo si aprono «una nuova frontiera e un nuovo filone di contenuti», come ha sottolineato Luca Vecchio, del dipartimento di Psicologia di Milano-Bicocca, la prima domanda a cui bisogna trovare una risposta è la seguente: la sostenibilità risponde a una domanda di condivisione del valore, ma rispetto a chi?
«Al primo livello, cioè i dipendenti, ci arrivo – ha detto Daniele Testi – Forse anche al secondo livello, cioè i fornitori e i clienti. Ma nel momento in cui ragioniamo e pensiamo a un magazzino che impatta su un territorio o all’evoluzione dell’architettura urbana per la gestione dei flussi, lì apriamo a un concetto di comunità molto più complesso che va ben oltre quelle due categorie. Dobbiamo portare a terra la condivisione del valore rispetto a quel contesto allargato».
La consapevolezza è fondamentale per fare questo passaggio, ma delle aziende che incontra Sos logistica solo una su quaranta sa chi sono i suoi portatori di interesse nell’accezione “allargata” del termine. Se si vuole dunque affrontare il tema della logistica in chiave green bisogna collegarlo alle comunità di riferimento. «Il covid – ha concluso il presidente di Sos logistica- ci ha svelato molto di questa relazione perché mentre noi eravamo isolati a causa della pandemia si è continuato a produrre e a distribuire. Abbiamo scoperto di essere comunque connessi grazie a questo settore strategico. È grazie alla logistica che ci è stata garantita la normalità del vivere».
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