Allarme adolescenza: “Ragazzi fragili e disorientati, figli della società liquida”
Il Covid ha solo accelerato la crisi di chi si affaccia alla vita. Se ne è parlato in un convegno a Villa Recalcati organizzato dalla cooperativa sociale "Piccolo Principe". I relatori hanno spiegato la situazione, le ragioni e le vie possibili per intervenire
Nel 2019, in un arco temporale di 3 mesi, i medici del pronto soccorso pediatrico sono intervenuti per sei casi di tentato suicidio tra minori. Nello stesso periodo del 2021, i tentativi di togliersi la vita sono stati 52. Basta questo drammatico dato a fotografare un’emergenza sociale che investe giovani e giovanissimi.
Se ne è discusso oggi, martedì 20 settembre, a Villa Recalcati nel convegno “Controvento” organizzato dalla società cooperativa sociale “Piccolo Principe” per fare il punto sulla crescente richiesta di aiuto che si leva dal mondo di bambini e ragazzi.
LE ISTITUZIONE FOTOGRAFANO L’EMERGENZA
La discussione ha visto la partecipazione delle istituzioni come il Prefetto Salvatore Pasquariello che ha attivato un tavolo a cui partecipano anche i ragazzi della Consulta studentesca per innescare una dialettica proficua tra tutti gli attori ( scuola, sanità, enti pubblici e terzo settore) in riposta a un bisogno di assistenza di chi rappresenta il futuro “ma che oggi è il nostro pressante presente”. Tra le criticità presentate dal Prefetto anche la considerazione di uno degli studenti della Consulta che ha citato “la difficoltà a rapportarsi con i docenti: solo una bassa percentuale di ragazzi riconosce le autorità scolastiche». A fare gli onori di casa il Presidente della Provincia, nonché sindaco di Busto Arsizio, Emanuele Antonelli che ha lodato il terzo settore, a cominciare dalla cooperativa Piccolo Principe, prezioso alleato nel dare risposte: “ Anche solo una persona salvata è un regalo all’intera collettività».
A portare i saluti il direttore generale di Ats Insubria Lucas Maria Gutierrez a cui fanno capo i progetti socio sanitari espressi dal territorio e il presidente della Commissione Welfare di Regione Emanuele Monti che ha rivendicato l’impegno regionale su due questioni prioritarie: « Le dipendenze, che non sono solo quelle da sostanze, e il potenziamento della neuropsichiatria infantile su cui sono state investite risorse. Entro fine anno definiremo standard e obiettivi per chi si accrediterà per dare servizi territoriali. Apriremo una nuova e fondamentale strada per il contrasto al disagio giovanile».
I PROBLEMI DEI RAGAZZI, LE CAUSE E LE POSSIBILI SOLUZIONI
A livello scientifico, per dare la fotografia dei problemi evidenti tra, isolamento, solitudine, dipendenze, autolesionismo e violenze c’erano il professor Giorgio Rossi, direttore della Neuropsichiatria infantile al Del Ponte di Varese, la Professoressa Ernestina Politi , primario di psichiatria generale del San Raffaele di Milano e il professor Fabio Madeddu, professore di Psicologia clinica all’ Università Bicocca di Milano.
Il professor Rossi ha parlato dell’aumento esponenziale di richieste ai servizi : « La pandemia però – ha sottolineato il primario della NPIA del Del Ponte – ha solo acuito una crisi che era avvenuta già negli anni ’90. Come dice Bauman, nella società liquida in cui ci troviamo, mancano punti di riferimento, certezze. L’incertezza crea insicurezza. La pandemia si è inserita in questo contesto acuendone le criticità, ingigantendo la realtà distopica già percepita. E, badate bene, non è stata la paura del virus che i ragazzi non hanno rilevato, né, tantomeno, della morte a causa della malattia. Hanno solo vissuto l’isolamento o come continuazione di una situazione ideale, come per i cosiddetti Hikikomori i ragazzi giapponesi che rifuggono la società molto competitiva, oppure come barriera insormontabile per inserirsi nella comunità di riferimento. Così sono aumentati i “neet”, gli “sdraiati”. I momenti di Lock down hanno contribuito a far crescere le tensioni all’interno delle famiglie. La ricerca di evasione li ha indirizzati nel dark web dove si trovano sostanze, nuove, sconosciute ai più, dagli effetti pericolosi. Sono aumentati moltissimo anche i “gender fluid”: in questi mesi ho incontrati tanti giovanissimi che si dichiarano “fluid” nel genere perchè permette loro di avere una via di fuga in un periodo di grande incertezza»
È stata poi la professoressa Politi a dare la spiegazione “genetica” dell’esplosione di criticità. Una dimostrazione che, partita dal DNA di ciascuno, è arrivata a dimostrare come l’epigenetica racconti l’evoluzione della condizione individuale in risposta al contesto sociale e ambientale in cui viviamo e come il livello di “infiammazione”, che si innesca quando reagiamo a situazione di disagio, se diventa permanente modifica la nostra stessa natura ed equilibrio: « È lo stesso principio che si ritrova a livello del Pianeta Terra che si infiamma per contrastare situazioni avverse ma che, alla lunga, a causa del perenne stato di emergenza modifica il suo assetto».
Cosa fare dunque?
È lo psicologo Fabio Madeddu a dare qualche spunto sulla “prevenzione” che parte sicuramente dallo studio, dalla situazione individuale, dal percorso affrontato. Per tutti l’adolescenza è una momento di scontro confronto: si viaggia su un binario che è diretto verso bivi da imboccare: « Ci sono ostacoli che diventano insormontabili e portano a deragliare – spiega il professor Madeddu – Oggi i percorsi che si incontrano sono meno definiti, ma sta allo specialista individuare i segni della fragilità e capire come affrontarli, come porsi davanti al ragazzo, individuare i suoi atteggiamenti, i suoi tentativi di distorcere la relazione. Tutto per arrivare a quel “turning point” che è la svolta per rimettersi nel binario e procedere. Occorrono tempo e perseveranza, procedere per piccoli passi».
Indurre “l’effetto Papageno”, cita il professor Rossi ricordando il “Flauto magico “ di Mozart: « Arrivare, con qualsiasi strumento a nostra disposizione” a migliorare la visione della vita e del futuro».
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