Processo Anaconda, procedimento da rifare a Varese
Il giudice ordina la trasmissione degli atti al pubblico ministero per riorganizzare l’esposizione dell’intera mole di intercettazioni

«Sine die». È la data di rinvio del procedimento per i sospetti maltrattamenti all’Anaconda di Varese che vede imputate cinque persone (originariamente erano 7 ma due hanno patteggiato) per episodi documentati secondo le indagini dei carabinieri legate a mesi di osservazioni di quanto avveniva bella struttura diurna per disabili e soggetti svantaggiati.
Ieri il giudice per l’udienza preliminare di Varese Giuseppe Bttarino con ordinanza ha rinviato tutti gli atti alla Procura chiedendo di ripartire daccapo col procedimento per consentire alla difesa di poter visionare l’intero materiale nelle mani degli investigatori.
L’ordinanza di fatto recepisce le eccezioni degli avvocati degli imputati che invocavano una lesione dei diritti delle difese chiedendo venisse messa a disposizione l’intera, cospicua, mole di intercettazioni. Era in sostanza ala prima definizione difensiva che già a ridosso dall’emissione delle misure contestava la parzialità delle immagini proposte che sarebbero dovute venir “lette“, e valutate, nella loro completezza.
L’avvocato Luca Marsico, che difende una delle imputate, un’educatrice, si è detto «soddisfatto della decisione del giudice». La trasmissione degli atti alla procura di fatto impone il rifacimento di questa fase processuale per riorganizzare l’esposizione dell’intera mole di intercettazioni della durata di circa 3 mesi.
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