Più chiarezza al Molina

Pierfausto Vedani commenta la vicenda politica e lancia un appello: i soldi dei varesini non sono privati, si deve sapere come vengono utilizzati

Molina

Unici, impagabili anche i politici di casa nostra: in lotta eterna su più fronti,non si sa se anche su quello della responsabilità verso gli elettori, cambiano giocatori e squadre, pianificano, amministrano e litigano, sempre alla grande.Così abbiamo appreso di dure contestazioni alla gestione della Fondazione Molina da parte di Raffaele Cattaneo, presidente del Consiglio regionale, cioè uno dei più importanti riferimenti del Centrodestra.

L’accusa: passaggio di soldi dal Molina a Rete 55. La risposta: “Quello che abbiamo fatto è legale, non possiamo entrare nei dettagli perché il Molina è organismo privato quindi siamo tenuti al segreto“.

E’ vero, come è vero che la nomina degli amministratori avviene su indicazioni del sindaco, al quale due, tre volte all’anno il presidente del Molina invia una relazione sull’attività svolta. Insomma fondazione privata sì, ma che ha come riferimento chi guida la città, chi rappresenta i varesini che nel tempo al Molina hanno fatto ingenti donazioni.

Il sindaco Fontana sarebbe intervenuto se la Fondazione fosse stata utilizzata come banca, se cioè ci fossero stati finanziamenti anomali, è possibile invece che sia stata chiesta a un mass media la collaborazione per far conoscere meglio l’attività della casa di riposo: allora non si tratterebbe di finanziamento essendoci un ritorno concreto, in termini di informazione e comunicazione a favore del Molina.

L’Azienda sanitaria Sette Laghi ha addirittura un ufficio e una incaricata per svolgere questa attività, il Molina ha fatto scelte diverse commisurate ai suo servizio sociale.
Se si è rimasti in questo ambito al massimo si può eccepire sull’opportunità politica di una simile iniziativa.

Siamo in tempi in cui l’immagine conta quanto la sostanza, se non si capisce che oggi la lotta politica occupa spazi diversi e ben più ampi,se non si capisce che la gente è stanca, si sta svegliando e comincia a tirare a suo modo legnate, non si va lontano.

Non basta ringiovanire i ranghi, addirittura affidare a uomini nuovi ma inesperti ruoli importanti : questo non è vero cambiamento. E chi si presenta e si offre al servizio alla comunità con entusiasmo va informato sulle cattiverie che lo aspettano. L’immagine è una delle nuove chiavi del successo e del reale servizio.
Anche a Varese, dove non è ancora approdato lo stormo
aggressivo dei penta stellati.

E può essere una politica più democratica quella che permetta trasparenza assoluta al Molina. Se la legge è sbagliata, se uno statuto impedisce chiarezza là dove si amministrano milioni di euro per tutelare i cittadini, sarebbe doveroso intraprendere iniziative perché le istituzioni possano avere gli strumenti giuridici per poter offrire vera democrazia.

Una collaborazione piena deve esserci da parte della vecchia guardia politica, che ha fatto del Molina prima un campo di battaglia interno costato il posto di presidente a una bella persona del mondo cattolico come Guido Ermolli, poi si è mossa cercando di fare tutto in silenzio, come il licenziamento di un direttore per il quale parlavano i risultati. Insomma roba da democristianazzi di un tempo.
E lo dico con tutto il rispetto per un partito che nel 1948 ci ha allontanati dalla tutela sovietica.

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Pubblicato il 27 Giugno 2016
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