Pollini e allergie: “Bisogna tornare a occuparsi del verde pubblico”
L'appello lanciato dalla Coldiretti di Varese: "Florovivaisti e manutentori sono fermi, mentre, fuori, è sempre più necessario ripartire con le attività di taglio e cura"
Con il diffondersi di pollini e graminacee, “diventa urgente riattivare le attività dei manutentori del verde e autorizzare la riapertura dei vivai, per prevenire il dilagare di allergie che colpiscono un cittadino su quattro”.
Lo rimarca il presidente di Coldiretti Varese Fernando Fiori, che denuncia “una situazione paradossale: florovivaisti e manutentori del verde sono fermi, non solo con le piante invendute e da gettare via nei loro vivai, ma anche con cesoie e attrezzi appesi al chiodo mentre, fuori, è sempre più necessario ripartire con le attività di taglio e cura del verde, anche per rispondere alle numerose ordinanze dei Comuni relative alla presenza di alberi pericolosi. Ed è necessario dar corso agli interventi, pur con tutte le precauzioni del caso: il taglio di un albero o la cura del verde pubblico, va da sé, non prevede peraltro nessun assembramento di persone”.
Già da settimane, nel Varesotto sono ormai entrate nel vivo le fioriture dopo un inverno che si è classificato in Italia come il secondo più caldo dal 1800 a livello climatologico: e con il periodo, dilaga anche il rischio di allergie da pollice e graminacee di cui, secondo le autorità sanitarie, soffre circa un quarto della popolazione.
“Con il ritorno della primavera diventa quindi essenziale provvedere a una corretta manutenzione delle aree verdi urbane per ridurre il rischio sanitario e limitare anche il proliferare di insetti dannosi. Allo stesso modo non si può prescindere dalla messa in sicurezza degli alberi o dei rami che, in base a precise ordinanze delle amministrazioni comunali, rappresentano un pericolo per le persone”.
L’appello del presidente di Coldiretti Varese è quindi all’indirizzo della Regione Lombardia “affinché valuti attentamente queste richieste, che non vogliono interferire con le misure contro il Coronavirus, ma rispondono innanzitutto a reali esigenze di carattere sanitario e di sicurezza pubblica. Dalle istituzioni ci aspettiamo, infine, risposte importanti sul fronte dei contributi per l’ammasso di prodotti invenduti nel florovivaismo, così come in tutti quei settori in cui la saracinesca è rimasta abbassata a lungo”.
Va peraltro tenuto presente il fatto “che la gente si muove comunque all’interno dei centri urbani, ad esempio per recarsi al lavoro o per fare la spesa. E va garantito loro di potersi muovere in sicurezza: si tratta quindi di lavori non derogabili che vanno affidati a professionisti del settore. Ecco perché vivaisti e manutentori del verde devono essere messi nella condizione di operare”.
Sul fronte del florovivaismo, “la situazione è drammatica. Ogni giorno siamo costretti a gettare le nostre piante, senza sosta. Le imprese sono al collasso, è urgente il cosiddetto ricorso all’ammasso, con un’indennità compensativa che va riconosciuta alle imprese per la merce invenduta. Rischiamo il tracollo di un settore che, nel Varesotto, conta quasi mille imprese attive, senza considerare l’indotto. Parliamo di migliaia di famiglie il cui futuro dipende dalla vita di questo comparto, uno dei più strategici per l’agricoltura prealpina”.
Da Coldiretti Varese “si attendono quindi con apprensione, ma anche fiducia – conclude Fiori – i prossimi provvedimenti per fare in modo che i vivai lombardi possano riaprire dopo la scadenza dell’ordinanza regionale sull’epidemia”.
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