Voci dall’ospedale: “Ci avete chiamato eroi, ora siate responsabili nel venire in pronto soccorso”
La riflessione di un'operatrice sanitaria dell'ospedale di Circolo di Varese sulla nuova fase dell'emergenza Covid-19 che tutti noi ci apprestiamo ad affrontare. Una fase che richiede responsabilità e consapevolezza da parte di tutti
Riceviamo e pubblichiamo una riflessione di un’operatrice sanitaria dell’ospedale di Circolo di Varese sulla nuova fase dell’emergenza Covid-19 che tutti noi ci apprestiamo ad affrontare. Una fase che richiede responsabilità e consapevolezza da parte di tutti.
Gentile direttore,
Sono un operatore sanitario, in questo momento fa poca differenza che io sia medico, infermiere, oss, lavoriamo tutti sotto stress, con mille pensieri e paure ma sempre al massimo delle nostre forze e con tanta passione e dedizione, riconfermandoci la grande famiglia che siamo.
Lavoro al Pronto Soccorso, il primo reparto che accoglie i pazienti bisognosi di cure, il reparto dove i ritmi sono frenetici, dove spesso le decisioni vengono prese in pochi minuti e anche il primo che si e’ trasformato e reinventato in parte, per far fronte all’emergenza COVID-19. Per quanto l’arrivo di questa pandemia abbia scombussolato la quotidianità di ognuno di noi, sia lavorativa che familiare, siamo stati tutti pronti, come del resto lo siamo sempre, perché questo tipo di lavoro non ti capita, lo scegli. E quando lo scegli lo fai con il cuore e con la testa sapendo bene quello a cui potrai andare incontro.
Scrivo per condividere una riflessione, a breve ci prepariamo a ripartire, noi tutti siamo stati EROI all’inizio, definizione che per quanto lusinghiera non abbiamo amato perché non ci rispecchia. Abbiamo lavorato e stiamo lavorando come abbiamo sempre fatto, non è cambiata la passione, la dedizione, non sono cambiati ne’ l’impegno che ci mettiamo ne’ la nostra professionalità. Siamo plastici, ci siamo modellati quotidianamente sull’emergenza, ma anche questo lo facciamo sempre, perché ogni paziente e ogni storia che affrontiamo e’ diversa e forse e’ questo il bello del nostro lavoro.
Mi domando però se dal 4 di maggio, quando si allenterà la stretta, quando qualcosa in più ci sarà permesso, noi saremo ancora i vostri eroi? Ci hanno bombardato di nozioni, ci hanno spiegato come ci dobbiamo comportare, in ogni forma di comunicazione e canali di informazione il COVID-19 e’ stato e sarà ancora protagonista indiscusso. Tutto sarà in mano nostra, tutto dipenderà da ognuno di noi, ci hanno dato gli strumenti per camminare quasi da soli e piano piano riconquisteremo l’autonomia. Ma per noi sanitari il percorso verso la libertà, lavorativa e personale, sarà più lungo e non finirà al primo abbraccio possibile con l’affetto che non vediamo da mesi.
Ci chiediamo in primis al lavoro come sarà, il pronto soccorso tornerà sovraffollato? Torneremo alle liste interminabili di pazienti da visitare, alle lunghe attese, alle vostre arrabbiature? Vi confesso che per un attimo abbiamo sperato che questa situazione potesse aver smascherato tutti gli accessi impropri che fino ad oggi abbiamo visto, ma stiamo già toccando con mano una nuova inversione di rotta, state tornando.
Noi siamo pronti, siamo consapevoli che il territorio ci metterà tanto a ripartire, che gli ambulatori chiusi di questi mesi abbiano contribuito ad allungare ancora di più le liste d’attesa per una visita, sappiamo che ci capiterà di trovare situazioni ai limiti del “se fossero state prese prima…”.
Ma sappiamo anche che porteremo il COVID-19 con noi ancora per un po’, perché mentre il paese ripartirà lui sarà con noi in ospedale, fino all’ultimo paziente dimesso e si ripresenterà come possibile diagnosi differenziale in ogni paziente con tosse, febbre e dispnea. Il COVID-19 ci sarà per noi anche quando per voi inizierà a trasformarsi in un ricordo e limiterà ancora i nostri rapporti famigliari e di amicizia.
L’esposizione che ci ha reso eroi potrebbe renderci sospetti “untori” nell’immediato futuro. Se possibile riflette su queste mie parole e se vi piace, considerateci eroi ancora un po’, ponderando, come avete fatto fin ora, le reali urgenze. Noi ci siamo, ma ora più che mai la nostra protezione dipende da voi.
Lettera Firmata
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