Maniglio, l’amico di una vita

Il ricordo di Fiorenzo Croci del Cavedio che insieme a Maniglio Botti ha condiviso gran parte della sua vita

Generico 2018

Qual è la canzone più rappresentativa degli Anni Sessanta? Se non sbaglio avevamo stabilito Azzurro di Celentano, davanti al Cielo in una stanza di Paoli. E il film? Il Mucchio selvaggio, senza storie. Un film sull’amicizia. E poi Il Sorpasso, per gli italiani. E adesso tocca a me solo dire il ricordo più bello di quegli anni, di quando avevamo sedici anni. Ti propongo i nostri bluejeans bianchi. Tua l’idea, dopo aver visto Steve Mc Queen nella Grande fuga. Eravamo gli unici a portarli. (foto di Carlo Zanzi, da sinistra Maniglio Botti e Fiorenzo Croci)

Ci prendevano per fratelli, ci scambiavano l’uno per l’altro, e dopo qualche anno più volte a me è capitato che qualcuno mi presentasse come il Botti della Prealpina. Eravamo molto amici, certo, e adesso ripensandoci direi che in qualche modo avevamo messo su una fabbrica dell’amicizia.
Al Cantoreggio lo eravamo tutti, quelli della foto storica il giorno prima della tua partenza per il militare (noi due, Duilio, Elio, Edoardo, Paolo e Peppo, che pure come te partiva per il militare), e quelli del quartiere, ragazzi più piccoli e più grandi di noi, con i quali c’era qualcosa aldilà dell’appartenenza e della condivisione di storie comuni. Non ci rendevamo conto, l’abbiamo scoperto più tardi, di vivere un dopoguerra di pace, regalatoci dal sacrificio e dalla sofferenza dei nostri padri. Poi, da adulti, abbiamo fatto strade diverse, conosciuto altra gente, ed è capitato che i tuoi nuovi amici sono diventati anche miei, e i miei amici anche tuoi. Ti ricordi quanto parlare d’amicizia nelle notti di maggio, dopo le nostre razzie di rose nei giardini?
Ciao Mani

Florens

di
Pubblicato il 16 Maggio 2020
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