Negozi e ristoranti del Varesotto perdono più di un terzo del fatturato nel primo mese di riapertura
I dati regionali di Confcommercio sul primo mese di post lockdown trovano conferma sul nostro territorio. Intervengono i presidenti provinciali di Federmoda e di Fipe
La provincia di Varese specchio del terziario lombardo, che fatica a trovare la spinta per tornare ai livelli di fatturato del 2019. I dati regionale diffusi da Confcommercio Lombardia, riferiti al primo mese di riaperture post lockdown, trovano riscontro in quelli del Varesotto.
«Commercio al dettaglio e bar-ristorazione sono i due settori presi in esame», spiega Giorgio Angelucci, nella doppia veste di presidente di Confcommercio Uniascom provincia di Varese e di presidente provinciale di Federmoda.
«In alcune zone del nostro territorio abbiamo “limitato” le perdite al 30% rispetto allo stesso periodo (metà maggio/metà giugno) dell’anno scorso. Nelle aree più turistiche, penso al Luinese e a tutta la fascia di confine con la Svizzera, abbiamo invece pagato la chiusura delle frontiere, registrando un calo di fatturati anche superiore al 50%».
Per abbigliamento a calzature, i pochi acquisti di una clientela «comunque disorientata e timorosa» dipendono anche dalla qualità della merce messa in vendita.
«La scelta di qualcuno di attingere dai magazzini, proponendo capi delle stagioni passate, non ha pagato e, anzi, ha avuto l’effetto boomerang. Chi acquista, cerca capi in promozione della stagione in corso e non sconti su prodotti datati».
Insomma, dopo i primi giorni post lockdown, con incassi soddisfacenti, i consumi sono sensibilmente calati. E per le attività di vendita al dettaglio la situazione potrebbe peggiorare a settembre e a ottobre: «Saranno due mesi chiave», sostiene il presidente di Uniascom, «per capire davvero i danni causati dall’emergenza Covid-19 e dalla conseguente quarantena». Giordano Ferrarese, consigliere nazionale e presidente provinciale della Federazione italiana pubblici esercizi (Fipe), ha lo stesso timore. «Abbiamo già perso per sempre il 20% delle attività e questa percentuale dopo l’estate potrebbe aumentare».
Secondo Ferrarese, per quanto riguarda bar e ristoranti, la situazione di grande difficoltà non si discosta da quella su scala regionale: «Anche da noi i flussi di clientela si sono ridotti di un terzo (35%). Il nostro territorio ha risentito meno dei mancati incassi derivanti dal turismo, ma rispetto alle grandi città abbiamo minori entrate garantite dalla movida: le due “voci”, insomma, si compensano». Come si compensano le perdite di incassi in pausa pranzo per effetto dello smart working (più sentite nei grossi centri) con quelle di banchetti e catering (molto sentite nel Varesotto). «Eventi, matrimoni e congressi – sottolinea Ferrarese – nella nostra provincia creavano un giro d’affari importante, occupando migliaia di persone. Un mercato completamento fermo, per nulla rianimato dalle poche concessioni inserite nell’ultima ordinanza regionale, in vigore fino alla fine del mese».
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