Chirurgo sospeso per omofobia: la solidarietà della FP Cgil al paziente
La Funzione Pubblica del sindacato è solidale anche con tutti gli operatori dell'ospedale di Cittiglio e auspica l'approvazione della legge presentata da Alessandro Zan
( foto generica di repertorio)
Esprime solidarietà al paziente e a tutto il personale dell’ospedale di Cittiglio la FP Cgil dopo il caso della sospensione del chirurgo che avrebbe inveito contro il paziente che stava operando perché omosessuale.
L’intervento è legato alla proposta di legge dell’onorevole Alessandro Zan contro l’omolesbobitransfobia: « Come primo passo necessario a sanare una piaga sociale per la quale occorrerà altresì, e soprattutto, un cambio di paradigma culturale – commenta in una nota la FP CGIL – Un cambio culturale trasversale a tutta la società, perché da omofobia possono essere colti anche persone che avrebbero tutti gli strumenti – o meglio, più strumenti di altri – per non solo evitarla ma contrastarla».
Il sindacato parla esplicitamente del « caso vergognoso che sarebbe occorso in una sala operatoria dell’ospedale di Cittiglio il 25 marzo e ripreso dalla stampa nei giorni scorsi: durante un intervento un primario avrebbe insultato il paziente che stava operando al colon, perché omosessuale. Non solo, alla presa di posizione di un collega che gli ha chiesto se avesse problemi con le persone gay, avrebbe replicato intimandogli di uscire dalla sala, per poi inveire contro il direttore generale e il suo orientamento politico.
Tra le perle dette da questa primario e riportate dai quotidiani basti questa: “Non è giusto che in questo periodo di emergenza io debba perdere tempo per operare questi froci di m…”.
Il medico è stato sospeso dall’azienda sanitaria Sette Laghi, cui afferisce l’ospedale di Cittiglio, un esposto è stato presentato da medici e infermieri, ci sono indagini in corso. Ma, al di là delle possibili conseguenze individuali che potranno essere, e dei provvedimenti che riteniamo vadano senz’altro presi, il fatto in quanto tale è gravissimo».
«Si è venuti meno alla deontologia medica da un lato e si è gettato discredito su una categoria professionale dall’altro. La buona notizia è che c’è chi dice no, affrontando direttamente la situazione. C’è chi dice no, partendo dai luoghi di lavoro, con i rischi che potrebbe comportare ma con la consapevolezza di diritti che sono inalienabili agli esseri umani. E con tutta la dignità che occorre.
Come sindacato rivendichiamo questa forza delle lavoratrici e dei lavoratori a contrastare le discriminazioni, partendo da loro. È la prima leva culturale e sociale da agire. Noi siamo e saremo al loro fianco. Anche in questa battaglia per fermare omofobia, lesbofobia, bifobia, transfobia. Una battaglia per ribadire il ruolo di uno Stato laico e, nel caso specifico, di una sanità pubblica che non deve essere influenzata da convinzioni religiose, pregiudizi, interessi di parte, ma esclusivamente dalla sua missione: la tutela della salute delle persone»
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