Giovanni De Nicolao: “Felice che la mia crescita passi per Varese”
Il play, fratello dell'ex biancorosso Andrea, spiega: «Dopo la NCAA e la A2 speravo in una chiamata dalla Serie A. Bello che sia arrivata dalla Openjobmetis, spero di diventare un beniamino dei tifosi»
Freschezza e concentrazione, voglia di fare bene e famiglia: Giovanni De Nicolao, al primo contatto ufficiale con il mondo di Varese – la conferenza stampa di presentazione tenutasi online – mostra tante sfaccettature che confermano la prima impressione che si ha di lui per sentito dire o attraverso i filmati delle sue gesta sul campo.
Il nuovo playmaker della Openjobmetis parte “favorito” a Masnago, nel senso che – di riflesso – conosce già un ambiente nel quale suo fratello Andrea ha giocato per due anni prima di tornare qui a vivere. Andrea che, per il neo-biancorosso, è una vera e propria guida dentro e fuori dal campo. «È bellissimo avere in famiglia uno come lui: mi consiglia su tutto quello che faccio e mi ha aiutato a fare il percorso che mi ha portato qui. Negli ultimi anni ha guardato le mie partite dandomi consigli sul modo di giocare, aiutandomi a correggere gli errori. E su Varese mi ha sempre parlato bene: chissà che con il passare degli anni io possa diventare un beniamino del pubblico. Sarebbe meraviglioso».
Ventiquattro anni compiuti meno di un mese fa, De Nicolao sta percorrendo la strada che aveva ipotizzato quando giovanissimo decise di lasciare l’Italia per giocare in NCAA, a San Antonio Texas. «La mia idea era proprio questa: formarmi negli USA, laurearmi, tornare in patria e poi crescere anno dopo anno. Nella scorsa stagione ero in A2, mi auguravo un passaggio in Serie A che però non era così scontato: la Openjobmetis mi ha dato questa occasione e l’ho colta al volo anche perché Varese è una realtà che ho sempre ammirato».
Negli States, tra l’altro, il suo allenatore è stato una vecchia conoscenza del nostro campionato, quello Steve Hanson che giocò anche a Roma sotto la guida di un certo Attilio Caja. «Tutta l’esperienza americana è stata positiva: ho imparato l’etica del lavoro, l’importanza dell’estate come periodo di perfezionamento personale e via dicendo. Ad Hanson devo molto: in pochi avrebbero dato il ruolo di titolare a un ragazzino arrivato dall’Italia e alla prima esperienza al college. Grazie a lui ho avuto la possibilità di sbagliare, ho imparato ad affinare le scelte di gioco e accresciuto la leadership in campo. Di Caja mi ha sempre parlato bene: è stato un coach con il quale Steve è migliorato molto nonostante avesse addosso qualche pressione da parte della società. Ci siamo sentiti anche prima della mia firma e mi ha confermato che, secondo lui, stavo facendo la scelta giusta».
Il numero di intrecci tra Denik Junior e il mondo che lo circonda è notevole: dopo quelli con il fratello, con Hanson e con Caja c’è una sorta di legame anche con il suo collega in cabina di regia, Michele Ruzzier. «Tanti anni fa venne a giocare un torneo giovanile vicino a casa mia e finì ospite di un ragazzo della nostra società come succede in questi casi. Era già avversario di Andrea perché hanno un solo anno di differenza e quindi, più o meno, ci conosciamo da tanto tempo. Da lui posso imparare molto perché Michele ha giocato per anni alle spalle di grandi playmaker a partire da Diener e si è fatto tanta gavetta. Qui lui partirà titolare quindi io, che sono stato titolare nelle mie squadre negli ultimi quattro anni, dovrò imparare a ottimizzare il mio gioco, a ridurre gli errori e a migliorare i dettagli che possono fare la differenza sul campo».
Infine, uno sguardo al gioco della nuova Openjobmetis: «Gioca un po’ come noi ad Agrigento lo scorso anno, a livello di transizioni e di attitudine difensiva, e per me la difesa è una sorta di marchio di fabbrica. In queste settimane ho contattato molti miei nuovi compagni, ho guardato i filmati per capire meglio come giocano e mi auguro che si possa fare bene. Che si possa dimostrare di poter giocare e magari vincere contro tutte le avversarie. Scola? Beh, no: lui per il momento non l’ho sentito, ma non vedo l’ora di conoscerlo di persona».
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