Natale 2022

Fito-Consult Varese racconta le piante di Natale in giardino

Albero di Natale, vischio, agrifoglio e rosa di Natale. Tante sono le piante, le tradizioni e le leggende legate alle piante che troviamo in giardino e nelle nostre case nel periodo natalizio

Fito-Consult - Albero di Natale

Il peccio o abete rosso

L’albero di Natale, Picea abies, è sicuramente il simbolo più diffuso, conosciuto e forse consumistico a cui spetta il privilegio di rappresentare il Natale.

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Il peccio o abete rosso è un albero longevo che può raggiungere i 40 – 60 metri di altezza e riveste le montagne dove forma foreste cupe di alberi diritti come colonne. Le pigne sono pendule, lunghe anche 20 centimetri, i torsoli privi di semi a terra indicano l’intensa attività degli scoiattoli che trovano rifugio tra i suoi rami.

Ma come e quando l’abete rosso è divenuto il simbolo più amato del Natale?

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Alcuni sostengono che Yggdrasil, l’albero venerato nelle antiche religioni nordiche, un frassino, sia divenuto il nostro albero di Natale, altri che San Bonifacio sostituì Yggdrasil con una conifera decorata e addobbata nell’ottavo secolo in Germania.

Non sappiamo esattamente come sia andata. Ma sappiamo che quando gli uomini vivevano con la natura, e quando il sole ritornava a salire nel cielo, festeggiavano l’avvenimento adornando un abete nella foresta. Poi sappiamo che giunse notizia che era nato un uomo che portava la luce. Così festeggiarono la sua nascita insieme alla festa del sole.

In questo periodo dell’anno circa sette milioni di abeti e cinque milioni di abeti di plastica prendono posto nelle nostre case.

Ma gli ambientalisti dormano sonni tranquilli, non viene distrutto alcun bosco, non è certo la vendita di alberi di Natale a stravolgere l’ambiente. Essi provengono perlopiù da vivai appositi, certificati e coltivati secondo una pratiche forestali sostenibili.

Il vischio, Viscum album

Il misterioso e probabilmente pagano vischio, con la sua concessione al bacio, è uno strano rametto grigio-verde imperlato da minuscoli frutti che a Natale appendiamo nelle nostre case.

Il vischio, Viscum album, appartiene alla famiglia delle Loranthaceae.

E’ una pianta parassita anche se le sue foglie gli assicurano una certa autonomia. Non cresce su tutti gli alberi: ama piante dalla corteccia morbida come il frassino, il biancospino, la betulla, il pioppo, l’acero. Quasi mai si sviluppa sulla quercia ed è per questa ragione che i druidi lo apprezzavano particolarmente, in quanto una rarità.  Il vischio protegge dal fuoco, da lampi e tuoni, dalle streghe e dai loro sortilegi, rende fertili donne e animali: ma si deve trattarlo con cura altrimenti è malevolo e fa cose terribili.  Innanzitutto il vischio va reciso con un falcetto d’oro – la forma del falcetto ricorda quella della luna crescente -,  il vischio  non deve toccare il suolo ma si raccoglie in un panno bianco appena lo si recide.

Dopo ogni bacio l’uomo raccogliere un frutto e quando questi avvizziscono la magia è sfumata.

Leggende? Superstizioni ? Curiosità?

L’agrifoglio e la rosa di Natale

Natale si avvicina e non possiamo non nominare l’agrifoglio dalle foglie lucide e dalle belle bacche rosse, il pungitopo ritenuto efficace rimedio al male grazie alle sue foglie rigide e coriacee e la rosa di Natale, Helleborus niger, in alto tedesco erba di Cristo, “poiché fiorì alla nascita di nostro Signore”.  La Rosa di Natale cresce spontanea nei luoghi boschivi,- è specie protetta- e a dicembre tra il fogliame verde lucente compaiono grandi fiori bianchi con antere dorate. Esistono numerose varietà coltivate che si distinguono per l’epoca di fioritura e per il colore dei fiori che varia dal cremisi al porpora al rosa al crema.

L’agrifoglio, Ilex aquifolium, veniva utilizzato dai Romani per celebrare il solstizio d’inverno; successivamente i primi cristiani usarono decorare i loro luoghi di culto con l’agrifoglio. Secondo una leggenda  la corona di spine che circondava il capo di Gesù era costituita da agrifoglio e le bacche, una volta gialle, divennero rosse di sangue.

Un antica tradizione toscana, oggi rara, consisteva nel bruciare nel camino un ceppo o “ciocco” di ulivo, di betulla, solitamente di quercia per scaldare Bambin Gesù; le ceneri venivano poi disperse in campagna per renderle più fertili.

Anche questa usanza risaliva ad antichi riti, i contadini del nord Europa accendevano dei falò in coincidenza del solstizio d’inverno; nei giorni dell’anno in cui il calore del sole diminuiva gli uomini accendevano fuochi sulla terra.

Molte tradizioni scompaiono, altre rischiano di perdere quella semplicità  che è l’essenza del loro fascino, riscoprirle è tornare un po’ bambini.

Da parte di tutti noi di Fito-Consult, BUON NATALE a tutti voi, riuniti intorno a un abete, abbracciati sotto al vischio, accoccolati vicino a un camino addobbato con rami di agrifoglio!

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Pubblicato il 16 Dicembre 2022

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