Mani Pulite 20 anni fa, quando le tangenti facevano vergognare

Le inchieste varesine e milanesi rievocate in una chiacchierata in redazione con il direttore Giovannelli, il cronista del Corriere della sera Claudio Del Frate e l'allora capogruppo della Dc in regione Giuseppe Adamoli

Il 17 febbraio ricorre l’anniversario dell’arresto a Milano di Mario Chiesa (foto), socialista milanese che diede il via a una stagione di arresti chiamata Mani Pulite. A Varese l’inchiesta iniziò qualche mese prima.
Ne abbiamo parlato in un forum per voi lettori, con i giornalisti Marco Giovannelli e Roberto Rotondo, il giornalista del Corriere della sera Claudio Del Frate e Giusepe Adamoli politico di lungo corso del Pd, che fu assolto da tutte le accuse dopo un errore giudiziario.

Giovannelli: «Chi è stato il primo arrestato di tangentopoli?»

Del Frate:
«Fu un medico, il dottor Garofalo della casa di riposo Domus Terapica di Cunardo. L’inchiesta del pm Abate era per maltrattamenti, lui disse che ungeva la provincia per avere favori. Partirono avvisi di garanzia per due big della Dc e del Psi. Ma la vera accelerazione è tra il 6 e l’8 maggio del 1992. Il 6 maggio viene perquisita la sede del Psi di via Gradisca a Varese. Nel cassetto della scrivania di Facchini trovano l’agenda con il rendiconto delle tangenti. Due giorni dopo iniziano gli arresti. Parte un giro di vite che colpisce tutti i big della politica di allora, De Feo, Broggi, Rezzonico e Sabatini. L’allora sindaco che però non farà mai confessioni».

Adamoli: «Io ero già capogruppo della Dc in regione, e i segnali c’erano tutti».
(foto, il pm delle inchieste varesine, Agostino Abate)

Del Frate: «L’inchiesta colleziona subito 4 latitanti. Ma il punto è che il gotha della politica provinciali finisce sotto indagine, ai massimi livelli».
Adamoli: «E poi anche il Pci».

Del Frate
: «Sì ma in una seconda fase, verso la fine del 1992».
Adamoli: «Non solo Varese ma anche Busto Arsizio, dove la tangentopoli coinvolge Dc, Pci e Psi».

Giovannelli
: «Come funzionava il sistema?»

Del Frate
: «Nei verbali emerge che a Varese non c’erano percentuali precise come invece è accaduto a Milano».

Giovannelli: «L’affare di piazza Repubblica a Varese fu clamoroso».

Del Frate:
 «In quel caso un architetto portò una valigetta per conto di due costruttori all’allora sindaco Bronzi. Poi emersero anche responsabilità di esponenti del Pci come Pino Merra. Altri arresti arrivarono per l’area Malnate duemila».

Giovannelli:
«E a Milano, come andò? Lei, Adamoli, era un politico di livello regionale».

Adamoli: «Faccio una premessa. Mani Pulite per fortuna c’è stata. La necessità di intervenire con il bisturi c’era. Fu leggendaria una predica del cardinal Martini in Duomo, in cui ammonì la politica.
C’era poca sobrietà, troppe spese. Ma non fummo tutti uguali. Noi della sinistra Dc, ricordo, non entrammo nella giunta regionale dopo le elezioni del 1990 perché non ci piaceva il documento che l’allora segretario Frigerio aveva elaborato con il Psi. C’era opacità, dissi proprio così in consiglio regionale».

(nella foto, il pool di Milano)

Giovannelli
: «La sua vicenda personale quando iniziò?».

Adamoli
: «Il mio arresto è della fine del 1992. Ero il firmatario del programma della giunta Ghilardotti, quella che avrebbe unito la Dc e il Pci Pds, una giunta di emergenza, dopo la prima serie di arresti.
Presentammo la nuova giunta alla stampa, e la sera stessa mi arrestarono. L’ho raccontato e scritto tante volte. Stetti in cella 3 giorni. Chiesi il confronto con Frigerio che mi accusava. I pm presero un abbaglio. Scrissero che due persone mi accusavano, Frigerio e un imprenditore, ma le dichiarazioni di quest’ultimo in realtà mi scagionavano. Al processo Di Pietro non presentò mai l’atto di accusa, la corte ne prese atto. Il mio avvocato mi disse che quel gesto era già un’assoluzione, perché quell’atto conteneva in realtà informazioni sbagliate. Ho avuto il risarcimento, ma non volli mai andare alla corte di giustizia europea. Il mio risarcimento è arrivato nel 2000 quando potei presentarmi ai miei elettori, che mi votarono in massa riportandomi in consiglio regionale».

Giovannelli: «E poi?».

Adamoli
: «Spesso mi chiedono, ma potevate voi non sapere? Certo, i comitati d’affari agiscono nel segreto, c’erano sì dei rumors, ma certi “patti scellerati” si tengono ben nascosti. Lo dico anche per il caso Penati. Se dovesse emergere che fosse colpevole, i suoi assessori e consiglieri sapevano? Con ogni probabilità no».

Del Frate
: «La spiegazione più convincente su Mani Pulite è quella che ne ha dato Piercamillo Davigo, un giudice che faceva parte del pool.
Il sistema salta, a suo parere, quando gli imprenditori, che ne avevano tratto vantaggi, vedono che non è più conveniente. Non ne hanno più il ritorno sperato. In quegli anni l’Italia rischiava il default, il sistema di opere pubbliche che teneva in piedi la macchina di finanziamenti ai partiti si arrestò. Lo stato non aveva più i soldi. Su questo punto io spezzo una lancia a favore dei politici e dico che anche gli imprenditori ebbero grosse responsabilità. Un episodio vale per tutti. Non fu Mario Chiesa a spiegare tangentopoli ai magistrati, lui in realtà se ne stette zitto. Furono altri imprenditori arrestati a dire tutto quello che sapevano. La teoria del complotto dei giudici è totalmente sbagliata. C’era la fila per andare a confessare dai magistrati, e gli imprenditori per proteggere le loro aziende raccontavano tutto».

Adamoli:
«È vero, però ti faccio un’osservazione. Anche oggi lo Stato non ha i soldi, e allora perché non avviene le stessa cosa di allora? Io mi do questa risposta. Una volta c’era in una parte degli inquisiti come la voglia di liberarsi da un peso enorme per quanto accaduto, oggi no. C’è un senso di impunità, di protervia, che un tempo non c’era. È stato elevato a modello il comportamento furbesco».

Rotondo
: «Non era così negli anni novanta?»

Adamoli
: «Quelli erano gli anni in cui si sentiva davvero la vergogna, oggi molto meno. Le leggi sono anche più permissive. Non c’è più il falso in bilancio. Ci sono stati i condoni. L’evasione fiscale è stata sottovalutata. C’è assuefazione».

Del Frate:
«E’ uno dei paradossi di Mani Pulite. La speranza della grande purificazione è durata due anni scarsi. Dal ‘94 in poi è iniziata invece una resa dei conti contro i giudici. Poi va detto che oggi i partiti sono più leggeri e dunque è difficile si ripetano certe dinamiche. Io ricordo che il Pci a Varese aveva almeno 10 funzionari».

Giovannelli
: «Milano e Varese furono il centro di Mani Pulite?»

Del Frate: «Non solo, in tutta Italia ci furono le inchieste. Milano, Genova, Torino furono in prima linea. Solo una decina di posti in tutta Italia non furono toccati. E voglio ricordare una cosa. Non ci furono intercettazioni. Le inchieste erano tutte basate su confessioni».

Adamoli
: «Certo, però Milano fu l’epicentro. Tangentopoli fu un fenomeno nazionale, però il pool di Mani Pulite fu a Milano. Un pool che non aveva eguali in Italia».

Del Frate:
«A Milano ci fu un gruppo di magistrati preparatissimi. Ma anche una borghesia riflessiva che aveva in qualche modo aperto una stagione in cui si chiedeva una moralità nuova. C’era il gruppo di Società civile che aveva personalità come Bassetti, Spataro».

Giovannelli
: «Dopo Mani Pulite, l’unico partito rimasto uguale a prima è la Lega. Perché?».

Del Frate: 
 «L’apporto della Lega nelle inchieste, in fatti di denunce è zero. Quello politico è mille. La piazza intuì con la Lega che un’altra politica era possibile. Si manifestò come un’alternativa, anche se la Lega stessa ne rimase scottata. Bossi venne interrogato da Di Pietro e ammise che al partito erano andati una parte dei soldi Enimont».

Adamoli
: «La Lega, in quel momento, non era in nessuna stanza dei bottoni. Ma nel 1990 era già il secondo partito alle elezioni regionali. Cioè, la mobilitazione della gente c’era, il voto leghista era contro il sistema e stava già facendo emergere una certa piazza che voleva giustizia, anche sommaria.
All’epoca bastava un fischio per far accorrere la gente. Dal 1995 -96 è cambiato il clima. Le tv di Berlusconi che sobillavano la piazza negli anni 92-93, poi fecero il contrario. Io non parlai mai di complotto, mai, perché non vi era nessuna congiura».

Rotondo
: «Perché secondo voi cambiò il clima?»

Adamoli:
«Cominciarono i dubbi sugli eccessi di alcuni magistrati. I dati finali dissero che il 40% degli indagati fu condannato».

Del Frate
: «I dati fotografano bene come andò. Il 40% fu condannato, il 40% prescritto, e il 20% assolto. Ma molte prescrizioni e assoluzioni avvennero dopo che furono cambiate alcune leggi. Cioè la partita era già in corso quando cambiarono le regole, questo va detto».

Adamoli
: «Ma certo, alcune vicende si trascinarono per anni. Io invece fui, in un certo senso, fortunato, assolto nel 1994, uno di primissimi in Italia».

Del Frate
: «C’è un episodio che, a mio parere, fa emergere come il clima sia cambiato. Mario Chiesa è stato arrestato una seconda volta nel 2009 per corruzione nell’ambito di una inchiesta sui rifiuti. Più o meno nello stesso periodo l’ex magistrato Gherardo Colombo tenne una conferenza a Como, e il sindaco gli ritirò il patrocinio. Morale, Chiesa ha ancora accesso ai comuni, fa affari con loro e frega i sindaci come fece allora. A Colombo invece sbarrano le porte».

Adamoli
: «L’inchiesta fu giusta, l’ho già detto».

Del Frate
: «Mani Pulite ha dimostrato che c’era la corruzione, e che andava sanzionata. Ha detto alla società che la moralità è la precondizione per fare politica. E che la politica da sola non è stata in grado di autoregolarsi».

Adamoli:
«E oggi si rischia ancora di sbagliare. Se dovesse passare l’emendamento del leghista Pini sulla responsabilità civile dei giudici, il sistema andrebbe allo sfascio. Negli enti locali poi, i sindaci e i presidenti hanno tanto potere con poco controllo. Le assemblee non contano quasi più niente e questo non aiuta la moralità». 

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Pubblicato il 15 Febbraio 2012
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