Trapianto di naso: a Varese il primo caso al mondo
Grazie a un'intuizione, il dottor Cherubino ha utilizzato un osso del ginocchio per ricostruire la piramide nasale. Il paziente, che aveva un tumore spinocellulare, sta bene ed è tornato a una vita normale
Un’operazione mai effettuata prima. Un’intuizione avuta nel corso di un precedente intervento. Così un uomo con un brutto tumore al naso si è salvato e oggi è tornato alla vita normale grazie a un trapianto dal ginocchio.
Per la prima volta al mondo, all’ospedale di Circolo di Varese le equipe di otorino e di chirurgia plastica hanno sostituito il naso “ammalato” prelevando l’osso dalla parte esterna del ginocchio: « Stavo effettuando un intervento su una mano con una tecnica imparata in Austria – spiega il dottor Mario Cherubino, chirurgo plastico – Dovevo prelevare l’osso del ginocchio per sostituire alcuni ossicini. Era un foglio completamente piatto. Quando lo prelevai si ruppe a metà prendendo la forma esatta di una piramide: era incredibilmente uguale a quella del naso. Fu un momento che registrai e che mi è poi tornato utile nel momento della discussione di questo tumore al setto nasale».
Settimanalmente, gli specialisti di diverse branche della chirurgia si ritrovano per discutere i casi: « Quando affrontammo il caso di questo paziente – ricorda il dottor Cherubino – io proposi questa idea che piacque sia al mio direttore, il professor Valdatta, sia al primario di otorino professor Castelnuovo».
In sala operatoria entrarono il dottor Cherubino, il collega Federico Tamborini e l’otorino Paolo Battaglia : « Prima vennero asportati il tumore spinocellulare e le ghiandole del collo. Poi si procedette con l’anastomosi per ricucire vene e arterie e poi con la ricostruzione della piramide nasale grazie all’osso esterno del ginocchio. La pelle esterna venne, infine, presa dalla fronte. Siamo rimasti in sala operatoria per circa 12 ore».
Il paziente rimase ricoverato una decina di giorni per controllare che il trapianto attecchisse adeguatamente. Quindi si sottopose alle visite di controllo per dodici mesi al fine di escludere l’insorgenza di altre cellule tumorali: « A distanza di un anno, abbiamo annunciato il successo dell’intervento: il paziente sta bene, respira adeguatamente ed è tornato a condurre una vita normale. Abbiamo quindi pubblicato questa tecnica sulla principale rivista specialistica di chirurgia plastica, la “Plastic and ricostruttive surgery“»
Dopo quella pubblicazione, l’equipe varesina ha ricevuto richieste di interventi da altre parti d’Italia: « In genere, questi casi si gestiscono con protesi finte o con semplici cerotti che chiudono il “buco” che si provoca nel volto. Questa tecnica, chiaramente, è risolutiva e permette una migliore resa sotto tutti i punti di vista».
Un ginocchio in mezzo alla faccia: chi l’avrebbe mai detto che fosse così adeguato?
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