Marco Parravicini: “I numeri non spiegano il declino del commercio in città”
All'indomani della pubblicazione dei dati sulle aperture e chiusure dei negozi, abbiamo interpellato Marco Parravicini, il fiduciario dell'associazione commercianti della città di Varese
All’indomani della pubblicazione dei dati sulle aperture e chiusure dei negozi nella città di Varese, abbiamo interpellato il fiduciario Ascom della città di Varese: Marco Parravicini.
Il rappresentante varesino della principale associazione di categoria del commercio, pur non contestando i numeri forniti, dà un’immagine diversa della città: «Il dato dei numeri è oggettivo, perciò non si discute. Il problema però non sta li: la domanda che dobbiamo porci è dove sta andando la città. Aldilà dei numeri, infatti, è importante domandarsi dove sono i negozi aperti e la qualità delle nuove aperture: in particolare, sarebbe opportuno domandarsi perché i negozi storici hanno chiuso, e quanto durano quelli che aprono».
Il primo esempio è tratto proprio dall’articolo pubblicato su Varesenews: «Si parla della cappelleria storica che chiude e al suo posto apre Facile.it. Con tutto il rispetto per i nuovi arrivati, la chiusura di un negozio che aveva prodotto business su Varese per 50 anni abbassa il livello qualitativo dell’offerta notevolmente, e francamente non mi sembra sostituita da un negozio di pari importanza, con tutto che è il primo d’Italia. Un altro esempio è quello di Verga: era un negozio icona di Varese, ha chiuso e al suo posto è arrivata una gelateria, anche se notissima come Grom. Il target in ogni caso era già sceso, ma comunque Grom quella struttura è durata pochissimo. Adesso c’è nuovo negozio, auguriamoci che vada bene… ».
Parravicini si rivolge a chi governa: «Facile venire a dirci che il centro di Varese è da valorizzare, da rivitalizzare. Facile dare la colpa al privato e ai suoi affitti troppo cari, o a internet: ma ognuno deve prendersi la sua parte di responsabilità in un fallimento. E bisogna cercare di analizzare i fatti e capire le soluzioni. Perché sono stati autorizzati tutti i centri commerciali intorno? Sono quelli i primi responsabili dello svuotamento del centro: una cosa che ho detto a tutte le amministrazioni che ho incontrato, di destra e di sinistra. Quando è stato aperto l’Iper, è stata la prima spallata per i negozianti del centro di Varese. Poi è arrivato Foxtown. Dopo Arese, e il contraccolpo si è sentito anche qui. E la prossima apertura, quella dell’ex Malerba, non si può pensare che non abbia ripercussioni».
Chi viene a Varese, invece: «Non fa che subire disagi: sta in coda quando entra, sta in coda quando esce. E non voglio nemmeno pensare a cosa succederà quando verrà spostato il mercato in piazza Repubblica, con un centinaio di camion che ogni giorno alla stessa ora passerà dal centro»
Quando poi deve parcheggiare: «Si ritrova strisce blu e parcheggi o troppo lontani o nemmeno finiti, come quello di via Sempione. In compenso, le strisce blu di via Copelli il sabato sono sempre vuote: tanto varrebbe lasciarle al libero parcheggio. Inoltre, il piano stazioni prevede l’eliminazione di 300-400 posteggi in piazzale Kennedy. Se ci lamentiamo, ci dicono che stanno costruendo un parcheggio all’ospedale del Ponte. Ma non è certo fatto per il centro città. Un silos per le macchine, sotterraneo, sarebbe stato perfetto invece in piazzale Kennedy».
Secondo Parravicini: «Tutte queste scelte non possono non incidere sulla vita economica della città. L’idea di un cantiere come quello del piano stazioni, che non crea un polo attrattivo, uffici direzionali o simili, e mette a soqquadro la città per anni, semplicemente mi spaventa».
Quali sono quindi le richieste del commercio? «Sono principalmente tre i punti su cui lavorare: viabilità e accessibilità alla città, piano posteggi, e piano stazioni, che è da rivedere. Sono questi i punti focali che possono dare una mano al commercio varesino»
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