Il grande abbraccio di Varese per l’addio a Pietro Anastasi
La Basilica di San Vittore si è riempita per l'ultimo saluto al bomber che fece grande la squadra biancorossa. Presenti la delegazioni di Juve e Inter e il gonfalone federale oltre a tanta gente comune per la quale il centravanti è stato un grande simbolo
L’ultimo addio a Pietro Anastasi si è consumato tra gli applausi e la commozione della sua gente, tantissima. Gente famosa, certo, ma anche tanta gente comune che ha voluto salutare un uomo e uno sportivo che ha regalato tante emozioni. Non si contavano, sul sagrato e all’interno della basilica di San Vittore, le sciarpe biancorosse del Varese e quelle bianconere della Juventus, le due maglie del cuore di Pietruzzu, arrivato giovanissimo dalla Sicilia per fare la storia del calcio.
La Juve e l’Inter – dopo il bianconero vestì anche i colori nerazzurri – hanno inviato il proprio gonfalone listato a lutto e gli alti dirigenti in rappresentanza, rispettivamente Pavel Nedved e Giuseppe Marotta. Anche la Federazione era presente con le insegne ufficiali, presenza dovuta specie dopo l’assurda mancanza del minuto di silenzio sui campi da gioco, una delicatezza osservata – appunto – solo in Juve-Parma e Lecce-Inter.
Tanti, come detto, i volti noti del pallone, in gran parte ex compagni di squadra del centravanti, scomparso a 71 anni. Roberto Bettega, Beppe Furino, Giorgio Morini, i due “varesini campioni del mondo ’82” Claudio Gentile e Lele Oriali, Carletto Muraro, Fabio Capello, Oscar Damiani e poi quelli di razza biancorossa come Gedeone Carmignani, Ambrogio Borghi, Silvio Papini, Ernestino Ramella e via dicendo. Presente anche Guido Borghi, il figlio del cumenda che fece grande il Varese e – tramite Alfredo Casati – portò Anastasi nella Città Giardino. La città è stata rappresentata dal sindaco Galimberti, dal vice Zanzi e dall’assessore allo sport De Simone, ma anche – e soprattutto – dalla tanta gente che ha conosciuto Anastasi e la sua famiglia. Da idolo delle folle a concittadino, visto che qui il centravanti aveva trovato moglie, aveva fatto nascere i figli e si era ritirato a vivere, restando poi ai margini del mondo calcistico almeno rispetto a molti colleghi.
La cerimonia funebre officiata dal parroco della sua Masnago, don Giampietro Corbetta, è ruotata intorno alla prima lettera di San Paolo ai Corinzi, uno dei pochi brani biblici in cui si fa riferimento all’attività degli atleti, e al passo del Vangelo di Luca che fa riferimento all’agonia di Gesù nel Getsemani. Parole sentite, da pastore e da tifoso, apprezzate dalla grande folla che ha accompagnato Anastasi in quest’ultimo giorno.
L’uscita dalla Basilica
La diretta Facebook
La partecipazione dell’Inter
La cerimonia
La rappresentanza di Juve e Figc
L’arrivo del feretro in Basilica
Il varesino Beppe Marotta
15.25 – L’amministratore delegato dell’Inter: «Sono tante le situazioni che mi legano a lui, abbiamo anche lavorato assieme. A livello di gioco era un attaccante moderno, che piacerebbe anche agli allenatori di oggi. Sul minuto di silenzio noi lo abbiamo fatto, sono sicuro che le istituzioni troveranno il modo di ricordarlo»
Un altro “doppio ex”: Claudio Gentile
15-20 – Un po’ di delusione da parte di Claudio Gentile, ex di Varese e Juve, per la mancata osservanza del minuto di silenzio da parte della Federazione: «E’ vergognoso non aver fatto il minuto di silenzio sui campi. Mi è rimasto l’amaro in bocca perché Anastasi è stato un modello anche con la maglia della Nazionale. A livello personale ricordo il grande esempio che sapeva dare».
Le prime immagini video da piazza San Vittore
Il Ricordo di Lele Oriali
Ore 15.10 – Anche il team manager dell’Inter e della Nazionale Italiana Lele Oriali è presente in San Vittore: «Anastasi è stato un campione ma per me anche un amico e un simbolo per tanti. Ho avuto il piacere di giocarci insieme, tutti lo conoscono come un un bravo calciatore ma era anche un grande uomo. Il ricordo più bello è stata una tourné in Cina che abbiamo fatto assieme».
In chiesa anche Roberto Bettega
Ore 15 – In piazza è arrivato anche Roberto Bettega, storico giocatore e dirigente della Juventus. «Quando fummo insieme alla Juve Pietro era il mio compagno di camera – racconta Bettega -. Avevo solo 19 anni e lui era la persona che mi aiutava e mi tranquillizzava nel vivere una sfida che a quell’età non è facile». Sempre in piazza i presenti hanno anche ricordato a Bettega lo storico gol di tacco. «Fu proprio Pietro a farmi il cross».
Si riempie la piazza in attesa della cerimonia
Ore 14.45 – Mentre a palazzo Estense è stata chiusa la camera ardente di fronte al battistero di piazza San Vittore sono già in molti ad attendere il feretro per l’inizio della cerimonia funebre del campione del Varese e della Juventus.
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