“L’infezione più grande è l’ignoranza”: in corteo contro la paura del coronavirus
Manifestazione degli studenti dell'Università dell'Insubria che hanno sfilato in segno di solidarietà al popolo cinese
L’infezione più grande è l’ignoranza.
Questo il messaggio forte e chiaro che gli studenti dell’Università dell’Insubria hanno voluto lanciare stamattina in una manifestazione di solidarietà per il popolo cinese: un corteo pacifico è partito dal Chiostro di Sant’Abbondio per arrivare in largo Miglio e concludersi, infine, con un simbolico pranzo in un ristorante cinese.
Le bandiere nazionali, tanti indumenti augurali rossi, cartelloni con slogan tipo «L’Insubria non teme il virus» o «Rispetto e amicizia da Como e da Varese», abbracci significativi: così una cinquantina di studenti, tra cui rappresentanti delle associazioni Tigre Bianca e Erasmus student network Insubria, hanno attirato l’attenzione dei passanti sulle gravi sofferenze che la diffusione dell’epidemia del Coronavirus sta comportando per il popolo cinese, isolato fisicamente dal resto del mondo con la sospensione dei voli arerei e, soprattutto, vittima in Italia di ingiustificata diffidenza.
Nel corteo, appoggiato dal rettore dell’Insubria Angelo Tagliabue, c’erano anche i docenti Giorgio Zamperetti, delegato all’internazionalizzazione, e Daniele Brigadoi Cologna, che insegna lingua cinese nella sede comasca dell’ateneo.
«Nel fermo rispetto delle cautele dettate dalle autorità sanitarie – ha spiegato Zamperetti – è opportuno favorire rapporti normali con i cittadini cinesi che studiano e lavorano in Italia, e in generale condividere con i nostri studenti i valori del rispetto e della solidarietà di fronte a una situazione che potrebbe colpire chiunque».
Noto e significativo il legame di Como con la Cina, un legame che coinvolge in parte anche l’Insubria. Per esempio sono attualmente 164 gli studenti che stanno imparando il cinese nei corsi di Scienze della mediazione interlinguistica e interculturale e di Lingue moderne per comunicazione e la cooperazione internazionale; un gruppo della Tigre Bianca a settembre ha partecipato a un viaggio istituzionale in Cina; sono stati realizzati progetti riguardanti la Nuova via della Seta.
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Credo che definire ignorante chi fa prevenzione sia alquanto approssimativo. Pur riconoscendo che abbiamo dei rapporti commerciali con la Cina e che i lavoratori cinesi residenti in Italia vadano aiutati,è indubbio che venire a contatto con i cittadini della nazione da cui è scaturita la pandemia sia più rischioso che andare a mangiare una pizza da Gennaro il partenopeo.Il mio parere è che ognuno di noi abbia il diritto di difendere la propria salute come meglio crede senza dover essere giudicato per le proprie scelte,io non ho mai frequentato locali gestiti da cinesi per motivi miei personali (non discriminanti) ma se fossi un frequentatore in questo periodo ci rinuncerei senza alcun dubbio.
Non si giudicano le scelte personali in sè, quanto quelle motivate da un’ingiustificata psicosi che porta ad azioni di intolleranza o boicottaggi immotivati.
Il sito del Ministero fornisce un quadro esauriente di risposte
http://www.salute.gov.it/portale/nuovocoronavirus/dettaglioFaqNuovoCoronavirus.jsp?lingua=italiano&id=228
Buonasera Alessandra,il governo italiano ha interesse che i rapporti commerciali ed umani con la Cina restino ottimi,ribadisco che la mia non è affatto una psicosi ma soltanto un modo per preservare la mia salute,credo che convenga con me sul fatto che sia molto più probabile che un cittadino cinese trasmetta il contagio,potrebbe avere parenti,amici o conoscenti appena tornati da un viaggio e noi come potremmo saperlo? Capisco che sia difficile per loro questo momento,sono sicuro che passerà,ma per ora io credo che non sia affatto una psicosi ma solo buon senso.