
Il sindacato sui buoni spesa: “Evitare assembramenti negli uffici”
I segretari di Cgil, Cisl e Uil per la distribuzione dei buoni spesa suggeriscono l'utilizzo di strumenti già a disposizione come il casellario dell’assistenza Inps e le cartelle sociali dei comuni

Fondi stanziati a livello nazionale e destinati ai Comuni per buoni spesa e acquisto di generi di prima necessità. Sull’iniziativa intervengono il segretario generale Cgil Varese, Umberto Colombo, il segretario generale Uil Varese, Antonio Massafra e, in rappresentanza della reggenza della Cisl dei Laghi, Roberto Pagano. «È un’ordinanza – dichiarano i tre leader sindacali – che prevede il diretto coinvolgimento dei servizi sociali dei comuni nella destinazione delle misure di solidarietà alimentare e quindi comporta l’alta probabilità che i cittadini si rechino presso gli sportelli per richiedere i buoni spesa. Dunque si tratta di un’iniziativa che rischia di creare un effetto contrario all’obiettivo più volte ribadito di limitare spostamenti ed evitare che la cittadinanza si muova. Per questo abbiamo inviato una lettera urgente agli uffici di piano dei distretti territoriali, ai sindaci, e ai servizi sociali dei comuni della nostra provincia».

Continuano Colombo, Pagano e Massafra: «Per evitare comportamenti difformi e che rischiano di essere pericolosi se connessi agli spostamenti sia della cittadinanza sia dei dipendenti, che partecipano alla gestione del servizio, chiediamo che, tramite le assemblee dei sindaci e gli Uffici di Piano, si emettano delle linee guida comuni nell’erogazione di queste risorse».
Per i leader dei sindacati confederali territoriali, «è necessario che vengano sfruttati al meglio gli strumenti già a disposizione (Casellario dell’Assistenza INPS e cartelle sociali già in possesso dai Comuni), limitando allo stretto necessario l’afflusso dell’utenza e i colloqui. Gli stessi, per evitare il contagio, dovranno avvenire preferibilmente per via telefonica o attraverso gli strumenti informatici».
«Per il riconoscimento degli stati di bisogno – concludono Colombo, Pagano e Massafra – si dovranno individuare criteri trasparenti e modalità operative che evitino alle persone in difficoltà di accedere ai locali comunali rischiando l’incolumità propria, degli operatori e dei cittadini. Consigliamo anche di utilizzare, al fine di una più efficace azione, la collaborazione degli Enti del Terzo Settore a partire dalle associazioni già impegnate nella distribuzione alimentare, realtà che già conoscono i bisogni emergenti».
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