Impiantisti e installatori: fatturato in picchiata, cassa integrazione a pioggia, ma pronti a ripartire

Secondo un sondaggio di Cna Varese, solo il 42 per cento delle imprese ha ricevuto pagamenti regolari a marzo. Gualtiero Fiorina: «A questo punto le aziende si aspettano qualcosa di significativo da parte del Governo»

Generico 2018

Il coronavirus non ha messo a dura prova solo le persone, ma anche le case e gli impianti che garantiscono i servizi essenziali, utilizzati a pieno regime dalle famiglie costrette 24 ore su 24 a restare nelle loro abitazioni. Con il lockdown (chiusura) che cosa accade se una caldaia ha una perdita, un fornello non funziona, non arriva l’acqua calda o un ascensore si blocca? Scatta la chiamata d’urgenza ai tecnici e i primi ad accorrere sono impiantisti e installatori.

Stiamo parlando di una realtà importante e, almeno prima della calata della pandemia, molto florida. In Italia si contano ben 150mila aziende, per lo più molto piccole, che danno lavoro a 500mila addetti, di cui 100mila impiegati nelle 33mila realtà lombarde e 7mila nelle 2.500 imprese del Varesotto.

Cna Varese ha fatto il punto della situazione di un settore che sta pagando un prezzo molto alto all’emergenza Covid-19. Gualtiero Fiorina, responsabile della categoria per Cna Varese, coadiuvato da Diego Ricci, consulente di marketing e comunicazione, ha reso noti i dati di un sondaggio condotto su 214 aziende del territorio. «È un monitoraggio che riguarda tutto il nord Italia – ha spiegato Fiorina -. Abbiamo sentito i referenti delle varie Cna e qualche migliaio di imprese. Sono stati contattati i produttori, i distributori e la parte finale della filiera».

Il sondaggio, realizzato grazie a un app molto agile, si è concentrata su due punti fondamentali: quanto hanno lavorato impiantisti e installatori in questo periodo e che tipo di risposta hanno avuto da parte dei loro clienti. Il campione è composto per buona parte (159) da imprese di piccolissime dimensioni che hanno da 1 a 5 dipendenti, compreso il titolare e i soci. Sono invece 27 le imprese che hanno da 6 a 10 dipendenti e 20 quelle con oltre dieci dipendenti.

Molte di queste aziende (176) hanno il loro raggio di azione nella provincia di Varese, 68 su quella di Milano,  40 su Como e 25 su Monza Brianza. Le chiamate in questa fase arrivano per la maggir parte dai privati (198), a seguire aziende (159) e pubblica amministrazione (42).

Il tasto dolente arriva con la domanda relativa alla regolarità dei pagamenti che scadevano a marzo: solo il 42% del campione ha risposto affermativamente, 86 sì contro 117 no. «Tra gli impiantisti – sottolinea Fiorina –  c’è la fortissima preoccupazione che si interrompa la catena dei pagamenti e che questo provochi un effetto a valanga che potrebbe letteralmente togliere il fiato alle imprese. Stiamo elaborando una proposta in modo che dentro la filiera nessuno interrompa i pagamenti a fronte di un calo medio del fatturato pari al 57,6%, per non parlare poi di quelle aziende, dodici nel nostro sondaggio, che non hanno fatturato nulla perché hanno deciso di rimanere chiuse».

La situazione a marzo dunque non è gravissima ma potrebbe a breve diventarlo. «È inaccettabile – spiega il responsabile di Cna – che in una fase così ci siano delle amministrazioni pubbliche che non pagano. Il dato di aprile sarà peggiore e mi chiedo dove questi artigiani troveranno le risorse per uscire da questa situazione. Il primo semestre del 2020 è previsto un crollo del Pil del 15% (dato del Sole24ore, ndr), una crisi molto simile a quella del ’29. A questo punto le aziende si aspettano qualcosa di significativo da parte del Governo».

LO SCHIAFFO DELLA CASSA INTEGRAZIONE
«Se guardiamo i dati della cassa integrazione dell’artigianato al 15 aprile che non comprende l’edilizia, potremmo parlare di uno schiaffo». Roberto Bernasconi, responsabile della consulenza del lavoro Cna Varese, non gira intorno alla questione e si affida ai numeri che sono impressionanti. Ad oggi la Regione con più domande inserite è la Lombardia con 28.644 aziende per 113.547 lavoratori  interessati. «Il settore impiantistico pesa circa il 14 % per un totale di 11mila dipendenti – conclude Bernasconi -. La provincia di Varese conta 2.859 aziende per 10.709 lavoratori. La mole di lavoro giunta negli uffici delle associazioni è inquietante: in due mesi abbiamo raggiunto i livelli di tutto l’anno scorso».

“Noi piccoli imprenditori brava gente. I grandi non spezzino la catena dei pagamenti”

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 22 Aprile 2020
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