La didattica a distanza è una contraddizione in termini

Lo sfogo e la riflessione di un insegnante di scuola elementare di Varese sulle differenze tra la scuola e la didattica a distanza, a partire dalle relazioni

Generico 2018

Di seguito pubblichiamo le parole scritte sul suo blog da un insegnante di terza elementare in una scuola primaria di Varese. Una riflessione, e anche uno sfogo, su quanto sia inefficace la Didattica a distanza su quello che è il fondamento dell’attività a scuola: la relazione educativa. Quella tra i piccoli studenti e i loro insegnanti, e quella tra i bambini stessi.
Il tutto partendo da un episodio normale in una classe, la crisi di un bimbo che non sa rispondere alla domanda”, ma che nella classroom virtuale diventa ingestibile, mettendo in difficoltà lo studente e sottolineando l’impotenza del docente, dietro lo schermo.

La didattica a distanza non si può fare.  impensabile, infattibile, inattuabile.
La scuola è fatta di sguardi, di mani che si prendono. È fatta di voci, di urla, di lacrime. Di abbracci.

Passato il primo momento di “entusiasmo” generale, neanche con i miei amici ci troviamo più su Zoom a chiacchierare e bere un aperitivo. Abbiamo capito, senza dircelo, che non c’è relazione dietro ad uno schermo. C’è solo un surrogato di essa.

Qualche giorno fa, durante una lezione online, un bambino è andato in crisi, non sapeva rispondere ad alcune domande.
A scuola avrei preso quel bambino sulle mie gambe, gli avrei detto di non preoccuparsi, di provare a fare insieme a me. Oppure gli avrei detto di smetterla, di alzare la testa subito perché sapevo che poteva farcela. A scuola avrei potuto valutare e intervenire. Dietro ad uno schermo ho osservato inerme l’intervento della mamma e chiesto soltanto se alla fine della lezione avesse potuto fermarsi un attimo.

Ed il circo è andato avanti. The show must go on. Uno show fatto di bambini che, tra uno “spegni il microfono”, “vai, tocca a te!”, un “Marcooooo!? Ci seeentiii?” e un “ah, mi sa che si è bloccato…”, parlano si e no 3 minuti ciascuno in un’ora di “lezione”, se va bene. Il circo è quello di ministri e “piani alti” che ci dicono che siamo bravissimi, che la didattica a distanza sta andando benissimo. Ma che non si accorgono, o fingono di non accorgersi, di tutte quelle famiglie appesantite da questa situazione, e sono la maggior parte. Che non si accorgono dello stress e della frustrazione di tutti.

La didattica a distanza non si può fare. Io non la so fare.
Ci sono sicuramente migliaia di maestri che stanno facendo lavori egregi, che sono bravissimi. Io sono convinto che alla fine questi tre mesi di scuola non saranno serviti a niente, didatticamente parlando.
Sì, abbiamo parlato di nuovi argomenti, siamo andati un po’ “avanti col programma” (che non abbiamo).
Ma cosa sarà rimasto ai bambini? L’unica cosa che loro ricercano, in tutto questo delirio, è la relazione con i loro compagni e con i loro maestri.
Abbiamo cercato di mettere questo al primo posto, proponendo una serie di occasioni in cui poterci sentire, in qualche modo, ancora nel nostro cerchio.
Tutto il resto è finzione. E noi stiamo ingoiando la pillola, la stiamo facendo ingoiare ai bambini e alle loro famiglie. Ci prendiamo questa supposta e siamo anche chiamati a valutare il percorso di bambini che non sappiamo se siano veri o il cartonato di loro stessi.

La didattica a distanza è una contraddizione in termini.
Non si può fare. Non la so fare.

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Pubblicato il 14 Maggio 2020
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Commenti

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  1. Avatar
    Scritto da Paolo Selmi

    Essere intellettualmente onesti è, forse, il primo requisito per far bene il proprio lavoro. Questa maestra è intellettualmente onesta: a lei, a tutti i docenti come lei, la mia ammirazione e il mio ringraziamento come padre di una bimba in età scolare. Lo stesso non posso dire di quel “circo e ‘piani alti'” che li pigliano, che ci pigliano, genitori e alunni, in giro.

    Per la redazione di varesenews: ottimo l’abbinamento di questo contributo alla lettera di una madre (https://www.varesenews.it/2020/05/limiti-della-dad-la-perdita-sperimentata-dai-bambini/928655/).

  2. Avatar
    Scritto da Paolo A. Pavan

    “Io non la so fare”. Onesto. Ma ecco la chiave di tutto. Ho constatato che esistono professori, alle medie, che la fanno, altri no. Come mai? E’ chiaro che l’insegnamento frontale è un’altra cosa. Ma l’emergenza ha dimostrato la nostra arretratezza. Insegnanti, genitori, ragazzi che sono fenomeni con i social scompaiono davanti a una tastiera da usare seriamente. Come è possibile che vi siano insegnanti che non sappiano usare il pc? Finora hanno preparato le lezioni con penna d’oca e calamaio?

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