
L’accoglienza dei profughi ucraini che sperano di lavorare: tra opportunità e difficoltà
Opportunità di lavoro sempre più ampie ma difficoltà sempre più grandi per rilasciare i permessi provvisori: sono 6000 le richieste arrivate fino ad oggi, solo 1000 sono diventate un appuntamento

Fin da subito, la simpatia e il coinvolgimento dei varesini nei confronti degli ucraini – meglio: delle donne ucraine – in fuga dalla guerra è stato altissimo.

Molto aiuta il carattere di chi è arrivato qui: che è molto simile al nostro, con il desiderio di lavorare e rendersi utili e la grande difficoltà nel farsi aiutare. Dopo i primi giorni di choc, quasi tutti hanno infatti cominciato a cercare un modo per rendersi utili e trovare un’occupazione. Per molti di loro la strada del volontariato si è subito aperta, ma ora è necessario provvedere alla propria, e spesso a quella di figli e genitori, sussistenza.
Trovare un’occupazione remunerata però non è cosi semplice come il desiderarlo: e non tanto per le offerte, che in realtà ci sono, anche grazie a una più alto livello di competenza medio. Per lavorare regolarmente in Italia e a Varese, infatti, bisogna avere i documenti in regola: il che significa, per chi non è residente in Italia, avere il permesso di soggiorno.
Gli ucraini arrivati in Italia hanno dalla loro un recente decreto, che rende più semplice per loro cominciare a lavorare prima di ottenere il permesso di soggiorno: alla prima visita in Questura, che deve essere prenotata via email, viene loro infatti rilasciato un documento provvisorio (che ha validità massima un anno) che contiene il codice fiscale e permette di essere assunti regolarmente, in attesa della risposta ufficiale sul permesso di soggiorno.
Una buona, anzi ottima notizia, se non fosse che la situazione in Questura – dove ci si deve rivolgere per ottenere il permesso di soggiorno – è a dir poco intasata.
«Sono 6000 le email che abbiamo ricevuto finora – spiega il capo di Gabinetto della questura di Varese Francesco Pino – Pur con il potenziamento dell’ufficio, finora siamo riusciti a rilasciarne non più di 1000».
Processare queste mail non è nemmeno semplice: alcune sono doppie, per tutte è necessaria una telefonata per parlare preliminarmente con chi ha fatto richiesta ed eventualmente chiedere documenti mancanti, in diversi casi sono state ricevute email doppie perchè, in mancanza di risposta, sono state rinviate ed è necessario fare le opportune verifiche.
Morale: «Riusciamo a incontrare circa 150-170 le persone alla settimana – spiega Pino – A loro noi già possiamo rilasciare la carta provvisoria, ma è necessario avere pazienza per la chiamata. Abbiamo anche potenziato l’ufficio, ma al momento non ci è possibile fare di più».
Di fronte a delle proposte di aiuto per trovare un lavoro come quelle provenienti dalla Fondazione Molina o da Confcommercio, il problema diventa spinoso.
Molto utili perciò saranno i prossimi appuntamenti in prefettura, evidenziati dal Prefetto Rosario Pasquariello durante la presentazione del progetto di Confcommercio: «Settimana prossima c’è cabina di regia, vi inviterò per parlare del progetto – ha detto Pasquariello agli organizzatori dell’iniziativa per il Turismo – Inoltre abbiamo convocato una riunione della conferenza permanente delle amministrazioni pubbliche della provincia: tra gli argomenti all’ordine del giorno c’è il punto della situazione sugli immigrati dall’Ucraina».
Un argomento che sta rapidamente evolvendo verso la “fase 2”: quello dell’integrazione, anche lavorativa, di chi è stato accolto.
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