Il Varese di mister Porro è pronto al campionato: “Umiltà alla base. Per vincere serve rasentare la perfezione”

Intervista all'allenatore biancorosso a quattro giorni dall'esordio in campionato: "Bisogna essere ossessionati dagli obiettivi. Non basta fare “il possibile"

gianluca porro varese calcio

Dopo la vittoria dei playoff, la lunga estate con la Serie C solo sfiorata e la preparazione, il Varese è alla vigilia del campionato di Serie D 2022-2023. Alla guida della squadra biancorossa c’è ancora Gianluca Porro, che sulla panchina varesina ha conquistato la vittoria contro la Sanremese – che resterà nella storia della società – e che ora è pronto a dirigere la squadra verso una stagione che vuole essere ambiziosa.

Mister Porro, quali sono le sensazioni per l’inizio di questo campionato?

Non vedo l’ora che sia domenica. C’è grande curiosità di metterci alla prova, non ci siamo nascosti e quindi dobbiamo ragionare in quella direzione, consolidando una mentalità vincente. Serve voglia di sacrificarsi sapendo che un logo non fa il risultato, così come non andrà tutto bene durante l’anno. Servirà fame. Ai ragazzi ho detto che è bello lavorare con la pressione di dover vincere; poi ci vuole tanta umiltà, quella non deve mai mancare». 

Pregi e difetti di questi Varese?

I pregi sono un gruppo di lavoro non comune, formato dalla squadra ma anche dai miei collaboratori Neto Pereira, Paolo Bezzi e Angelo Castelli. Abbiamo lavorato bene dentro e fuori dal campo in estate con gli innesti, ci stiamo mettendo tutti in discussione per arrivare a qualcosa di enorme. Non mancano poi le qualità della rosa che non sono banali. Riguardo ai difetti, faccio fatica a trovarne. Dobbiamo portare a livello alto quello che ora è a buono. a volte in partita dobbiamo riconoscere con lucidità alcune giocate e fare il passo tra “siamo bravi “ ed essere sul pezzo mentalmente al 200 per cento». 

Come si passa mentalmente da un playoff vinto a un campionato da vincere?

È il passo che dobbiamo fare. Sapendo a quello a cui siamo chiamati, dobbiamo essere consapevoli che servirà rasentare la perfezione. Sarà fondamentale far uscire i valori del gruppo quando ci saranno i momenti di difficoltà. Lo sprono che sto cercando di dare è riuscire a capire che non basta fare “il possibile”, ma scoprire i limiti per superarli. Bisogna essere ossessionati dagli obiettivi. 

Che gara sarà contro l’Alcione?

Difficilissima. Sono una delle outsider di questo girone, con idee, organizzazione e individualità. Non saremo perfetti ma dobbiamo puntare a esserlo. E noi dobbiamo partire bene, ma sappiamo che come primo impegno è tutt’altro che comodo. 

Venendo a lei, ripercorriamo la storia. Appese le scarpette al chiodo, come è stata la strada da allenatore?

Purtroppo ho smesso un problema all’anca destra. Avevo deciso di chiudere con il calcio anche perché gli ultimi anni non erano stati felici. Poi mi sono laureato in giurisprudenza e ho fatto un master di diritto sportivo con Lucio Colantuoni, con l’idea di collaborare con l’associazione calciatori. Andavo in una piscina a Novate Milanese dove ho incontrato il mio attuale socio, Ettore Menicucci, che mi ha proposto di aprire una scuola portieri nella quale io avrei dovuto curare la parte della tecnica coi piedi. La scuola è cresciuta diventando una scuola calcio, così sono arrivato ad allenare i giovanissimi provinciale a Gaggiano. Alla fine arrivo a Varese grazie a Roberto Verdelli mi ha avuto al Milano City.

gianluca porro varese calcio

Ha sposato da subito il progetto Città di Varese, cosa l’ha convinta?

Per me era anche una questione di cuore, ovviamente, dopo aver giocato qui. Ma oltre a quello c’è l’idea affascinante di una proprietà ambiziosa che tutti speriamo possa riportare questo club in alto.

La giornata di Sanremo che significato ha per lei?

Purtroppo non è ancora un ricordo spento, ma che dobbiamo spegnere senza cancellarlo per guardare avanti. La settimana dopo ero assente, continuavo a pensare a quelle emozioni. Però è chiaro che è un bagaglio di emozioni che non si può cancellare. Ma in Serie D c’è questa anomalia che se vinci i playoff non vieni premiato con la promozione. Sanremo è una battaglia tra quello che è stato e quello che devi archiviare perché tra nove mesi sia moltiplicato per dieci.

Che tipo di allenatore è, come si descriverebbe?

Sono un allenatore in crescita; nel momento in cui penso di non dover più imparare sarò finito. Devo ancora iniziare e ho tanta voglia di aggiornarmi per migliorarmi. Amo il rapporto con i giocatori ma anche in questo devo migliorare. 

Ha un mister di riferimento?

No, non ne ho uno perché ce ne sono tanti bravissimo. Ho avuto Renzo Ulivieri, Beppe Sannino, Paolo Indiani, Andrea Camplone e il grande Silvio Baldini. Mi piace guardare il lavoro di Roberto De Zerbi, Alessio Dionisi e anche Marco Giampaolo. Ma non mi pongo limiti di categoria, mi piace guardare a tutti i colleghi anche di serie minori. Voglio avere e vorrei arrivare ad avere l’umiltà di poter prendere degli spunti anche da un allenatore del settore giovanile. 

Cosa non deve assolutamente mancare a una sua squadra?

Lo ripeto: l’umiltà. È il mantra che ci deve accompagnare, assieme alla consapevolezza e alla fame. 

Francesco Mazzoleni
francesco.mazzoleni@varesenews.it
Sport e Malnate, passione e territorio per comunicare e raccontare emozioni
Pubblicato il 31 Agosto 2022
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