Per il mondo del credito il 2022 è stato un anno difficile
Alessandro Frontini parla della chiusura del 2022 con gli accordi integrativi in tema di welfare. "Nel 2023 ci aspetta il rinnovo del contratto nazionale.Sarà un grande momento di confronto con la controparte"
«È stato un anno complicato per tutto il settore del credito a partire dalle vicende relative ai vari piani industriali e alla presenza sul mercato italiano di nuovi soggetti come Credit Agricole. Abbiamo assistito a cambiamenti profondi su tutto il territorio nazionale, tra cui la scomparsa di un marchio storico (Ubi banca, ndr)».
Alessandro Frontini, segretario provinciale della Fabi, non è tipo da cahiers de doleance, ma è indubbio che il 2022 per il mondo bancario e anche per il sindacato di categoria, a conti fatti, non può essere definito tranquillo.
«L’aver firmato in questi giorni con alcuni gruppi accordi che mettono in campo riconoscimenti economici (500 euro in servizi welfare, ndr) al nostro comparto – continua Frontini – è motivo di fiducia per il futuro, tenendo conto che , su questo tema, c’è anche chi potrebbe fare fughe in avanti».
Il riferimento di Frontini è relativo agli accordi integrativi in tema di welfare – migliorativi per quanto riguarda i benefici fiscali per il dipendente – l’ultimo dei quali, in ordine di tempo, è stato quello firmato dal gruppo Bpm.
Non è stata una trattativa semplice perché il fronte sindacale, composto da Fabi, First Cisl, Fisac Cigl, Uilca e Unisin, aveva tempi strettissimi per poter sfruttare l’incremento del limite di defiscalizzazione dei fringe benefits a 3.000 euro valido solo per il 2022.
Un banco di prova importante in vista di un appuntamento ben più impegnativo previsto per l’anno che verrà.
«È stata una buona chiusura d’anno – conclude Frontini – ma nel 2023 ci aspetta il rinnovo del contratto collettivo nazionale e sul piatto c’è l’operatività quotidiana di migliaia di colleghi in un settore che è in totale trasformazione. Sarà un grande momento di confronto con la controparte».
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