Il concorso di Corano a Varese: più di 500 spettatori per la finale nazionale

Sono stati 53 i concorrenti di tutte le età e provenienti da tutta Italia per la seconda edizione organizzata dalla Confederazione Islamica Italiana. Come funziona il concorso in cui si recita e si canta il testo sacro dell'Islam

Sono stati 53 i concorrenti provenienti da tutta Italia che nella lunga giornata di domenica 19 febbraio hanno partecipato alle finali nazionali di lettura del Corano tenutesi a Varese, nel salone dell’Unahotels a pochi metri dell’ippodromo.

La sentita competizione ha richiamato nella Città Giardino un flusso complessivo di quasi 500 visitatori che hanno voluto assistere al concorso dedicato alla qira’ah, ovvero la corretta recitazione e lettura del Corano, una tradizione islamica che unisce gli insegnamenti religiosi contenuti nel testo sacro dell’Islam a una sorta di “performance” recitativa e canora, valutata nel caso di ieri da una giuria di esperti ospiti internazionali provenienti dai diversi paesi arabi, in particolare dal Marocco.

«I concorrenti di oggi sono stati giudicati non solo sulla memorizzazione del Corano ma anche sulla recitazione, ovvero sulla pronuncia esatta delle parole – spiegano Walid Bouchnaf e Abdelwahed Boudouaya due giovani responsabili della Confederazione Islamica Italiana, la realtà organizzatrice dell’evento giunto alla seconda edizione -.  Le parole che si trovano nel Corano sono infatti molto difficili (rispetto alla lingua parlata quotidianamente, ndr.), questo perché l’arabo contenuto nel Corano è quello che si può considerare “puro“. In tanti Stati si parla infatti arabo ma ciascuno di questi ha come una propria variante dialettale, differente quindi da quello che potremmo definire “l’arabo originale”».

Per arrivare alla finale varesina correnti di tutte le età, suddivisi in categorie che andavano dai bambini agli adulti, hanno affrontato una selezione lunga un anno, partecipando e qualificandosi ai concorsi organizzati dalla rispettive confederazioni provinciali e regionali presenti nello Stivale.

«Abbiamo scelto Varese – sottolinea Walid Bouchnaf – perché dopo la finale del 2019 a Bologna il direttivo della Confederazione si era proiettato verso la Lombardia e Varese ci sembrava la città giusta per ospitare l’evento anche grazie alla struttura dell’hotel, dove è stata allestita  una mostra».

Non sono infatti mancate iniziative parallele, come la mostra dedicata ai 99 nomi e attributi di Allah, una serie di pannelli e quadri predisposta nel corridoio che porta al salone dove si tengono le letture: «La mostra è stata creata da un calligrafo con cui collaboriamo, un esperto di quest’arte. Si tratta di un elenco indicante le tante parole e la traduzione con cui viene indicato Dio, è un fattore molto importante nella tradizione monoteista».

Come fa notare Abdelwahed Boudouaya, rispetto a molte lingue il dizionario arabo raccoglie davvero molti termini e parole: «Per fare un esempio, se dovessi scegliere il sinonimo di aggettivo, in arabo potrei arrivare fino a venti termini differenti, un numero molto grande. L’esempio invece è piccolo, forse banale, ma comunque mostra la ricchezza di questa lingua. Naturalmente alla categorie dei bambini abbiamo assegnato sure da sapere a memorie più semplici, ovvero quelle che si trovano nell’ultima parte del Corano, la prima che si impara».

«Una curiosità del concorso di oggi è che partecipano anche concorrenti non arabofoni, che dunque non parlano quotidianamente arabo – conclude Abdelwahed Boudouaya -. Ciò nonostante imparano e memorizzano il Corano in arabo e quando li sente recitare è difficile comprendere se siano arabofoni o meno. Questo è il bello del Corano, raggruppa tutti i mussulmani».

Marco Tresca
marco.cippio.tresca@gmail.com

 

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Pubblicato il 20 Febbraio 2023
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