La “dote” di Ubi per Bper è il personale che ritroverete in filiale
Intervista a Simone Maci, neo responsabile della direzione regionale Bper di Varese, che ben conosce il territorio. Tra i nuovi responsabili di area molti volti noti per i ruoli già ricoperti in Ubi
Il passato non sempre è una terra straniera. Non lo è sicuramente per Simone Maci, responsabile della direzione regionale Bper di Varese. Milanese, 46 anni e una carriera costruita nel gruppo Ubi Banca, prima come direttore di filiale e poi alla guida delle direzioni territoriali di Milano ovest e Milano centro, passando per la direzione commerciale, Maci ritorna nella Città Giardino dopo quindici anni. Allora lavorava nella storica filiale della Popolare di Luino e Varese, in piazza Battistero, a due passi dalla nuova direzione di via Vittorio Veneto.
Maci, che clima ha trovato nella neocostituita direzione regionale di Varese?
«Ho ritrovato tante persone che conoscevo, molte riconfermate in ruoli manageriali. Questa nuova direzione regionale voluta da Bper è al 95 per cento emanazione di Ubi Banca, il che significa che ha le sue radici nel Credito Varesino e nella Banca di Luino e Varese. C’è un legame storico e profondo con il territorio: abbiamo cambiato l’insegna, ma di base siamo sempre noi. I nostri clienti trovano le stesse persone, le stesse filiali, gli stessi direttori. Quindi una situazione che va nel solco della continuità assoluta di presenza e di valori. La nostra banca è parte integrante di questo tessuto».
L’operazione di migrazione del sistema informatico sta proseguendo. Cosa si sente di dire ai clienti che stanno affrontando i disagi di questo passaggio?
«Mi dispiace e ovviamente mi scuso. Sono disagi derivanti in gran parte dalla migrazione dei canali digitali, un’operazione che non ha precedenti nel panorama bancario. La coda di un sovrannumero di accessi alla ricontrattualizzazione, soprattutto nei primi giorni, ha portato le persone a rivolgersi direttamente alle filiali, a loro volta costrette a contingentare gli accessi, essendo in zona arancione. C’è stato e c’è il massimo impegno da parte delle persone che si occupano dell’apparato infrastrutturale e di tutti i colleghi e colleghe della nostra rete che stanno lavorando in modo straordinario per attenuare questi disagi. Chiedo un pò di comprensione e fiducia perché abbiamo messo le basi per una continuità rispetto al passato».
Quali sono i numeri di questa migrazione?
«Su un milione e 400 mila clienti passati da Ubi a Bper, circa 250mila appartengono a questa direzione regionale. Questa migrazione ha portato una serie di impatti che la struttura ha retto molto bene, a partire dalle filiali, che sono rimaste tutte aperte, fino agli Atm, tutti collegati e operativi. Le migrazioni riguardanti l’Iban e le utenze hanno funzionato. Per la ricontrattualizzazione della parte relativa all’home banking, che è in fase di normalizzazione, abbiamo migrato quasi 440mila utenze digitali che rappresentano oltre il 70 per cento dei clienti ex Ubi passati in Bper che hanno avuto almeno un accesso ai canali digitali nei tre mesi precedenti l’acquisizione. Uno sforzo notevole se si considera che è stata una migrazione fatta da remoto e in piena pandemia. Vorrei ringraziare gli oltre mille allineatori, i nostri angeli custodi, persone di una disponibilità, cortesia e professionalità straordinarie che si sono messe al fianco dei colleghi per aiutarli».
Dei dipendenti che avete ereditato da Ubi avete anche quelli che, in base all’accordo sindacale di settembre, erano già previsti in uscita su base volontaria e ancora in carico a Intesa Sanpaolo. Quanti sono in provincia di Varese e quando avranno una risposta su modalità e tempi di uscita?
«In provincia di Varese questa situazione riguarda circa settanta colleghi. Ci sono accordi siglati con le controparti sindacali con cui il dialogo è tuttora aperto. Sono inoltre in corso verifiche organizzative da parte delle strutture centrali di Bper»
Una volta fuori dalla pandemia, con la fine delle moratorie e la cessazione delle garanzie statali, ci potrebbe essere una nuova contrazione delle erogazioni alle imprese. Quali saranno le politiche di Bper relative al merito creditizio?
«Bper è una banca commerciale pura che dà credito e servizi alle famiglie, ai privati e alle imprese. Per noi la prossimità è un valore che si traduce in una reale vicinanza ai clienti, ancor di più in un contesto complicato dalla pandemia. Stiamo aspettando i prossimi passi del governo, i decreti che ne seguiranno e le proroghe di alcune situazioni, come il blocco dei licenziamenti e tutto il tema dei ristori. Bper è il terzo gruppo bancario italiano e si orienterà preservando la qualità dei suoi attivi. È una questione di responsabilità verso gli azionisti, la struttura e il territorio stesso. A questo proposito vorrei ricordare il supporto e la straordinaria operazione che l’ex area di Varese, in occasione dell’operazione del primo decreto liquidità, ha dato alle piccole imprese. Il contributo dato in quel frangente era nettamente più alto rispetto alle quote di mercato nazionali. È in questa direzione che va tracciato il solco di quello che sarà il prossimo futuro. La rete e il legame con il territorio sono gli stessi e quindi opereremo in continuità».
Quale sarà il vostro modello di banca sul territorio?
«Essere vicini e dialogare con i nostri clienti significa valorizzare quegli aspetti intangibili che non si leggono in un bilancio ma che sono in grado, per esempio, di restituire la dimensione di serietà e lungimiranza di un imprenditore. Aspetti che vanno poi ponderati per essere inseriti in un contesto di fattibilità. Sia Roberto Grassi, presidente dell’Unione industriali, che Fabio Lunghi, presidente della Camera di commercio, in recenti interviste hanno sottolineato l’importanza di stare al fianco delle imprese in termini prospettici e di partnership. Bper condivide questa visione, per costruire il futuro bisogna essere partner delle imprese e accompagnarle nei processi di innovazione. C’è una comunanza di valori tra la storia di Bper e questi territori, una storia e un modo di fare banca molto simili. Il nostro slogan ‘vicina oltre alle attese’ rappresenta bene questo senso di appartenenza».
Come valorizzerete gli ex dipendenti Ubi e quali saranno gli altri dirigenti del territorio?
«Qui siamo quasi tutti ex dipendenti Ubi. La direzione regionale di Varese, che avrà sede nello storico quartier generale di via Vittorio Veneto, conta attualmente 79 filiali, 70 in provincia di Varese a cui se ne aggiungono alcune della provincia di Como. Abbiamo suddiviso questa direzione regionale in tre aree: Varese, capitanata da Fausto Rigamonti, e Busto Arsizio, guidata da Flavio Debellini, entrambi in continuità con il passato. A Como, che fa parte della direzione regionale di Varese e comprende anche una parte di Saronno, c’è il nuovo ingresso di Monica Luzzi, che arriva da Bper, una donna straordinaria che porterà una quota di genere importante. Inoltre rimarranno i due centri imprese che seguono la parte corporate e gestiscono circa 1400 imprese: uno è nella sede di via Vittorio Veneto ed è guidato da Fabrizio Moroni, l’altro è a Busto Arsizio ed è coordinato da Roberto Bardelle, tutti e due in continuità rispetto a prima. Al centro di Busto Arsizio fa riferimento anche la parte corporate di Saronno, mentre il corner di Como, appena costituito, dipenderà da Varese».
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