L’album di foto
di Elda Caspani
Storie fotografate dentro un album rilegato in pelle
Parlo di un tempo che ora non esiste più, quella casa con i gerani alla finestra, la nostra stanza colma di speranza, di promesse….
Ma oggi mi chiedi di voler rivedere “il nostro album”.
“Guarda – dico – la nostra storia è contenuta in queste foto. Possiamo dividerla in due parti: la prima, quando eravamo disperatamente poveri, te lo ricordi?
Eppure nei nostri occhi c’è un’allegria che ancora adesso ci sorprende. Come mai eravamo così felici quando avevamo ben poco per esserlo? Forse perché ci bastava essere insieme, e non contava che il frigo fosse spesso vuoto, che avessimo solo una bicicletta sgangherata, ma questo non ci impediva di avere la voglia di ridere, di amarci, di parlare.
Ricordi questa foto, la tavola apparecchiata per un pranzo luculliano con un fagiano che qualcuno ci aveva regalato e che era legnoso, la bottiglia di barbera, i bicchieri di vetro, una rosa che sporgeva da un giardino sulla strada e l’avevi colta per me. Tu hai le penne del fagiano in testa come una corona. La bellezza della nostra gioventù, la felicità fatta di niente, leggera e fragile, credevamo di essere immortali.
Perché tutto è cambiato?
Guarda queste altre: il trasloco nella nuova casa, il giardino, le stupide foto di ogni auto che cambiavi, sempre più potenti, le fotografavi con orgoglio come fossero trofei: il tuo Oscar per essere capace di fare soldi.
Se osservi bene, più le foto documentano il successo con gli abiti che indossiamo, il rolex al polso, la grossa moto sullo sfondo del giardino, i miei assurdi cappelli, più le nostre facce sono meno allegre, la bocca è semiaperta, una specie di falso sorriso, fatto solo per scattare la foto. Che tristezza. Come siamo diventati!
Eppure, nella vita non accade nulla senza lasciare una traccia. Ci siamo amati davvero, eravamo sinceri, e quando, con il tempo, i temporali delle passioni si sono calmati nei nostri cuori, siamo tornati vicini.
Adesso, che sei costretto a letto, vuoi rivedere l’album delle foto, e i nostri occhi che hanno visto l’amore, la gioia, il dolore, il fastidio, la noia, la rabbia sorridono con tenerezza a quelle immagini della nostra gioventù, e tu ridi e piangi e io con te.
Quanti anni abbiamo sprecato a recitare una parte che adesso, giunti al momento della verità, ci appare vuota!
Ma non ci siamo mai persi, e tutto sommato abbiamo vissuto una buona vita.
Avessimo ancora un po’ di tempo potremmo…. ma non c’è più tempo.
Mi dici grazie solo con gli occhi e mi stringi la mano, e il tuo calore svanisce.
Ispirato a AVRAI di Claudio Baglioni, 1982
Racconto (e foto) di Elda Caspani
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