Pirola e Galpa, i bar divisi dall’Apollo
Il locale storico è il titolare del marchio, ma un nuovo aperitivo inventato da un consigliere comunale fa discutere
Gira voce, tra gli avvocati varesini impegnati nelle fatiche dell’aperitivo, che i titolari del bar Pirola vogliano fare causa a Piero Galparoli, perchè ha usato la ricetta del mitico “apollo rosa” per vendere un nuovo cocktail ribattezzato “Galpa Pink”. Il consigliere comunale di Forza Italia Galparoli, a quanto ci risulta, ha già chiesto un parere a un avvocato che lo ha tranquillizzato. Il bar Pirola – l’inventore dell’Apollo 11, il cocktail rosa più bevuto a Varese – mantiene invece il riserbo e non è chiaro se davvero, a breve, si finirà dall’aperitivo al companatico di carte bollate per la tutela del marchio.
Accade tutto in via del Cairo, nel salotto buono di Varese, dove Galparoli insieme al fratello e al figlio, ha rilevato il meraviglioso e sgualcito baretto Cuba della famiglia Pedrini, e lo sta trasformando in un nuovo locale alla moda, il Galpa Bar, a pochi passi dal Pirola. L’esordiente locale, ringiovanito e allargato, apre venerdì prossimo. I titolari, tuttavia, hanno fatto trapelare le immagini delle bottiglie del loro nuovo drink: un cocktail dal colore verde e un gemello dal colore rosa. Quest’ultimo si chiama Galpa Pink, ed è stato realizzato con la ricetta “Apollo rosa” della famiglia Pedrini, comprata insieme alla licenza.
Il bicchierino del Cuba era venduto a prezzo modico, ma era ovviamente ispirato all’Apollo 11 del Pirola: una bevanda gloriosa, inventata a fine anni sessanta, registrata come marchio, nella ricetta e nel caratteristico colore che, si dice, ne identifica il prodotto.
L’Apollo 11 ha avuto talmente successo, negli anni, che si è diffuso in tanti bar della città di Varese e d’Italia. A volte viene servito l’originale, a volte una versione casalinga ma senza bottiglia o marchio concorrente. «La nostra ricetta – osserva però Galparoli – ha alcuni ingredienti diversi rispetto all’Apollo 11 del Bar Pirola. Non sono la stessa cosa. Tuttavia proprio per non irritare la signora Pirola, ho cambiato il nome. Pensate che all’inizio voleva chiamarlo l’Apollo del Galpa, ma poi ho scelto un altro titolo».
Stefano Pirola, uno dei titolari, ci risponde con gentilezza: non conferma e non smentisce. «Non so che cosa vogliano fare al bar di fronte – osserva – oggi non posso dire nulla». Eppure tanti bar a Varese servono ai rispettabili clienti, all’imbrunire, prima che facciano ritorno alle loro famiglie, una bevanda rosa, elegantemente alcolica, chiamandola giusto appunto “l’Apollo”. «Lo fanno in caraffa e senza scritte – osserva Pirola – non la mettono in bottiglia…». Ecco il punto. Il Galpa Pink viene imbottigliato e ha anche il contrassegno del monopolio di stato. Potrebbe essere venduto a terzi in bottiglia. Sorge il dubbio. E’ una copiatura, anche nel colore, della ricetta del marchio Apollo 11 che Pirola registrò nel 1969? «Assolutamente no, ho già avuto un parere da un avvocato» conferma Piero Galparoli. Dai muri del bar Pirola di via del Cairo non aggiungono altro. La questione, per ora, rimane una chiacchiera con l’aperitivo in mano. Magari tra avvocati.
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Mah… la ricetta sembra segretissima ma in molti la conoscono, come appunto si evince dall’articolo. L’Apollo 11 del Pirola e l’Apollo Rosa del Cuba erano infatti molto simili, ma sempre leggermente diversi. Nel mondo delle ricette bastano piccole variazioni per far cadere il brevetto. Sul discorso del nome registrato, invece, non ci sono storie… dunque credo che la mossa del Sig. Galparoli sia assolutamente vincente ed inattaccabile dal punto di vista legale.