Studi professionali e innovazione digitale: torna la più grande mappa mai realizzata
Chi sono, cosa fanno e soprattutto quanto il digitale ha cambiato il destino degli Studi Professionali del nostro territorio? Il questionario è stato realizzato dall’Università di Pavia in collaborazione con l'Accademia dei Commercialisti
Studi professionali, avvocati, commercialisti, consulenti del lavoro: una cerniera di straordinario e delicatissimo valore che unisce le imprese del territorio con la funzione pubblica, una cerniera che mai come in questa fase di delicatissima ripartenza ha assunto un ruolo così centrale, vitale per tutti noi. Una cerniera che, come noi tutti nel corso della Pandemia, il digitale ha trasformato con una profondità mai sperimentata.
Nasce proprio da qui l’idea e la pratica della survey che l’Università di Pavia, in collaborazione con l’Accademia dei Commercialisti, ha lanciato lo scorso anno, proprio 12 mesi dopo l’avvio dell’allarme Covid per toccare con mano il polso della salute e dell’impatto che il digitale stava avendo su queste realtà. Un lavoro di straordinario valore come di straordinario valore sono commercialisti, consulenti, avvocati per le imprese del nostro territorio in questa delicata fase di ripartenza.
Una buona idea che i numeri hanno previsto con oltre 520 risposte provenienti da ogni parte di Italia, Lombardia su tutte ovviamente. Una buona idea da cui, numeri alla mano, è nato dunque il più grande studio italiano mai fatto su questa categoria di professionisti.
Un po’ di ritardo ma anche tanto coraggio tra i professionisti
Qualche numero intanto su un campione vasto e che per il 54% è arrivato dalla Lombardia (dal nostro territorio, dunque). Fra i principali argomenti trattati dallo studio, nella sua prima edizione, c’è stata la stima circa l’ammontare di investimenti in sviluppo digitale da parte degli studi professionali: a livello di tecnologie (acquisto di software, marketing digitale, etc.) e in termini di sviluppo di competenze mediante attività di formazione specifica su queste tematiche.
Di fatto, negli ultimi tre anni circa uno studio su sette (14%) ha fatto investimenti economici davvero limitati in quanto a soluzioni e applicativi digitali. Circa la metà (49.3%) prova a fare qualcosa, ma si tratta comunque di cifre modeste: fra 1000 e 5000 euro all’anno. Una quota interessante di studi (9.2%) che – rispetto alla dimensione della propria organizzazione – ha il coraggio di investire ogni anno cifre significative.
«Possiamo dire – racconta entusiasta Stefano Denicolai, del Department of Business and Economic Sciences, University of Pavia – che il grande messaggio è che gli studi professionali capiscono l’importanza del digitale ma faticano ancora un po’ a metterlo come grande priorità. C’è un po’ di differenza fra teoria e pratica, ossia nelle domande dove si percepisce che è un qualcosa di importante c’è una grande apertura e consapevolezza di quanto questa rivoluzione digitale sia fondamentale. Quando però si va a vedere quanto si mette in pratica questo buon auspicio, il gruppo il campione si divide in due grosse categorie: chi fa un uso un po’ limitato del digitale e pensa che basti, e chi invece ha coraggio e sta cambiando passo prendendo un vantaggio competitivo che sarà difficile colmare»
La nuova edizione, un passo decisivo
E adesso? «Ad un anno dal lancio della prima survey, torniamo con il report e con una seconda proposta, per confrontare i risultati dopo un anno così…particolare – racconta Fausto Turco, presidente dell’Accademia dei commercialisti che ha fortemente voluto questo progetto – Cos’è cambiato rispetto all’anno scorso? Sono cambiate le tue aspettative per il futuro? Anche questa volta l’Università di Pavia ci ha accompagnato con un lavoro di grandissimo valore mettendo nero su bianco una seconda survey che ci permetterà di raccogliere informazioni importanti per cogliere i cambiamenti all’interno degli Studi Professionali».
«Le informazioni raccolte – racconta ancora Stefano Denicolai – ci permetteranno di dipingere il quadro attuale cogliendo le differenze con quello dipinto un anno fa, e stilare un nuovo report che potrà aiutare ogni Studio a disegnare la rotta per il suo futuro. La survey è strettamente confidenziale: ciò significa che i dati verranno elaborati solo dall’Università di Pavia.
In più è più breve anche rispetto alla precedente, bastano 5 o 6 minuti per completarla.
Per accedere alla survey clicca QUI
La voce dei commercialisti «E’ il momento di studiare, capire, è il momento di usare il digitale per cambiare passo, davvero»
Attesa e attenzione che, come prevedibile è anche e soprattutto nella testa e nelle strategie dei commercialisti che animano il nostro territorio, come Paola Castiglioni, Dottore Commercialista di Busto Arsizio
«Parte di questa survey – spiega Paola Castiglioni – porterà delle informazioni interessanti che sono curiosa di vedere e analizzare con attenzione. Nei nostri studi il covid ha rappresentato un evento che ha portato tantissime modifiche nel modo di lavorare e sicuramente è stato un acceleratore della trasformazione digitale che in tanti studi era già in atto. La portata innovativa di questa ricerca è data dal confronto con i dati pre covid e con quelli dello scorso anno quando la pandemia era appena scoppiata. Dai risultati delle due survey sono certa che emergeranno delle informazioni importanti che dovranno essere comunicate, analizzate, ma che serviranno anche da stimolo perché ci daranno indicazioni su qual è la strada che gli studi stanno seguendo e costringeranno ciascuno di noi a fare un’autoanalisi e a pianificare magari una serie di azioni che potranno aiutare i nostri studi ad evolvere e a rimanere al passo con la realtà delle aziende con il contesto in cui operiamo. È in atto un’accelerazione che noi professionisti non possiamo sottostimare, importantissima per tenere il passo con quello che le imprese si aspettano da noi, esattamente in questo momento»
Per accedere alla survey clicca QUI
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